A parte chi si ritiene, in buona fede, vittima di un torto subito per una sentenza ingiusta (la cosiddetta malagiustizia) non sono pochi coloro che considerano l’ordine giudiziario una lobby potente che dispone della legge in maniera proprietaria, una casta ancora più detestabile di quella politica.
Non so quanto questa tipologia di lettori sia sufficiente a spiegare il successo in libreria de Il Mostro, ultima fatica letteraria di Matteo Renzi. Accostabile per l’argomento trattato (i pm brutti, sporchi e cattivi) ai libri-intervista a Luca Palamara di Alessandro Sallusti, anch’essi a lungo in testa alle classifiche.
Lo schema renziano è semplice, ma originale: tra voi magistrati che indagate per svariati reati me e la mia famiglia, il più pulito c’ha la rogna. Uno molesta le colleghe, l’altro a Siena ha inquinato con la sua sola presenza l’ufficio del povero David Rossi, caduto o spinto dalla finestra, e così via sputtanando.
Un po’ come se io m’introducessi nella casa del vicino per rubare e poi colto con le mani nel sacco dicessi che è tutta una montatura perché il derubato mette le corna alla moglie. Visto il metodo Renzi, è consigliabile che il gip di Genova (che ha archiviato le accuse del senatore contro i pm che osano accusarlo) stia bene in campana: nella prossima edizione del libro, potremmo apprendere che si mette le dita nel naso e dice le parolacce.
Come se fosse ancora un premier, e non il capo di un partitino superato in tromba nei sondaggi perfino dai parenti stretti di Paragone. Lui ne gongola perché, così sostiene, col 2 per cento ha mandato a casa Giuseppe Conte. Infatti il suo prossimo best-seller ha già un titolo: “Il Killer”.
ANTONIO PADELLARO


