Eppure per i giornaloni, anche quando si decide chi debba governare una città o se sia meglio spedire al fresco un delinquente o mandarlo in Parlamento, la posta in gioco sono sempre populismo e sovranismo. Su Rep il maresciallo Tito spiega che il voto di domenica in Italia e in Francia ha segnato “la sconfitta dei sovranisti”. Sono più di dieci anni che i poteri marci sperano che la rivolta dei popoli contro le élite sia un temporale passeggero.
C’è il voto controllato o abitudinario di centrosinistra e centrodestra, che garantisce uno zoccolo duro ai due blocchi tradizionali (il Pd e – con i travasi comunicanti – il trio FI-Lega-FdI). C’è il voto di scambio con mafie, lobby e clientele, appannaggio dei vecchi capibastone locali in continua transumanza da un partito all’altro purché di potere.
E c’è il voto d’opinione, volatile e fluido, di chi decide di provare ogni volta chi sembra più nuovo, come l’ultimo modello delle Nike e dell’iPhone (B., Renzi, Grillo, Salvini, Meloni) e raramente si posa sullo stesso ramo per più di qualche mese (fa eccezione Conte, che ha lasciato – rara avis tra gli ex premier – un buon ricordo e da quattro anni guida i sondaggi sui leader, anche se fatica a trasferire il consenso personale sui 5S divisi, disorganizzati e dissanguati dall’appoggio contro natura a Draghi).
Nelle elezioni locali, però, il voto d’opinione lascia il campo a quello abitudinario e/o controllato. La differenza la fanno i candidati: a prescindere da mafia/ antimafia, sovranismo/ europeismo, populismo/ riformismo, putinismo/ atlantismo, contano le facce e vincono quelle – nuove o vecchie – più credibili, forti e rassicuranti. Dire che Lagalla vince a Palermo grazie alla mafia non ha senso: è forte perché ha dietro uomini di mafia, ma se il centrosinistra avesse potuto ricandidare Orlando o trovato uno della stessa stazza, se la sarebbe giocata; invece ha fatto flop con un Miceli né carne né pesce.
A L’Aquila ha riciclato l’eterna Pezzopane e ha avuto quel che meritava. A Verona s’è giocato la carta Tommasi ed è rimasto in partita. Cari Letta, Conte & C., basta inseguire “campi larghi” e altre astruserie: iniziate ora a selezionare una classe dirigente credibile per le Regionali siciliane di novembre e le Politiche del 2023. E leggete i giornaloni solo per fare l’opposto.
Marco Travaglio


