Energia e crisi economica attanagliano la Libia ora di nuovo a rischio guerra civile e non è detto che il campanello d’allarme culminato con le violente proteste di ieri sera non abbia a che fare anche con la guerra in Ucraina e con l’approvvigionamento di petrolio e milizie armate di cui in molti sembrano avere oggi bisogno.
“Il consiglio di presidenza libico ha seguito i recenti avvenimenti in tutta la Libia. È in seduta permanente per realizzare la volontà dei libici per il cambiamento e la produzione di un’autorità eletta che soddisfi le volontà dei libici”. “Non deluderemo le speranze e la volontà del nostro popolo di vivere in uno stato che gode di sicurezza e stabilità permanente”, ha assicurato oggi il consiglio presidenziale libico in una nota pubblicata sulla sua pagina ufficiale di Facebook.
Il primo ministro tripolino ad interim Abdel Hamid Dbeibah, sostenuto dalla comunità internazionale, ha chiesto a tutti gli organi politici, compreso il suo governo, di dimettersi e di andare a elezioni il prima possibile. “Aggiungo la mia voce ai manifestanti in tutto il paese: tutti gli organi politici devono dimettersi, compreso il governo, e non c’è modo per farlo se non attraverso le elezioni” ha scritto Dbeibah su Twitter, aggiungendo che “sono noti coloro che ostacolano le elezioni e l’approvazione del bilancio”. A marzo scorso il Parlamento ha dato la fiducia al governo di stabilità nazionale del premier Fathi Bashagha, dietro cui vi è Khalifa Haftar.

