Feltri: «Giorgia mi stava antipatica, oggi la difendo dagli insulti di una sinistra da caverna»

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In un racconto politico, ma anche molto personale, Vittorio Feltri oggi su Libero racconta del suo rapporto con Giorgia Meloni, inizialmente difficile, fatto di diffidenza e antipatia, nonché di sconti sui giornali, poi un lento processo di avvicinamento, fino alla candidatura del giornalista con Fratelli d’Italia e il consolidamento di un rapporto di amicizia, e non solo.

Vittorio Feltri e la diffidenza nei confronti di Giorgia Meloni

“Ebbi a che fare con Giorgia Meloni per la prima volta quando ella rivestiva il ruolo di ministro per la Gioventù nel governo Berlusconi. Mi aveva dato l’impressione di essere un po’ superficiale, una da cui non mi sarei potuto attendere grandi opere in campo politico. Non per la giovane età, s’ intende, bensì per le sue iniziative che mi sembravano effimere e banali, quindi non degne di essere prese in considerazione….”, racconta Feltri, che ammette:

“A me Giorgia Meloni non era assolutamente simpatica. Allora dirigevo Libero ed ebbi con lei addirittura un piccolo scontro sul giornale in merito ad una delle sue proposte, una discussione sciocca tanto che si chiuse lì”.

Non meno scettico era il direttore di Libero sui progetti politici della leader di FdI: “Con stupore appresi dopo qualche anno che Meloni aveva intenzione di fondare un partito in sostituzione di Alleanza nazionale dato che Gianfranco Fini si era politicamente suicidato con la faccenda dell’appartamento e le liti con Berlusconi, che facevano apparire Fini un uomo più di sinistra che di centrodestra.

Insomma, allorché Fini scomparve, la nostra Giorgia diede vita al suo partito, che è appunto Fratelli d’Italia. Mi risultava essere una scelta velleitaria, pensavo: ‘Ma dove diavolo crede di andare questa poveraccia, da chi prenderà i voti?’. Pensieri – lo ammetto – un po’ stupidi perché bisogna sempre dare a chiunque delle chance seppure noi non le intravediamo…”