La pace fiscale rimane un passaggio ineludibile per favorire l’emersione dell’intera base economica, reddituale e patrimoniale, e per riattivare un patto leale con l’erario valevole per il futuro. Ma essa porterà in dote al massimo 70 miliardi e non subito nei primi 12 mesi di legislatura. Per questo i reali margini di manovra saranno in capo alla Eurotower di Francoforte e alle garanzie che Lagarde sarà in grado di concedere ai nostri buoni del tesoro poliennali
La notizia che gli USA sono entrati in recessione tecnica, e che viceversa – utilizzando le parole dello stesso Ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta – l’Italia mette a segno una variazione tendenziale e congiunturale positiva sul prodotto interno lordo, grazie all’applicazione delle direttive del dimissionario governo Draghi, induce a guardare all’orizzonte di medio breve periodo con relativa serenità e lucidità. Pur con tutte le accortezze del caso, sia chiaro, e tenuto conto di un perdurante contesto di incertezza in ordine agli approvvigionamenti di materie prime con finalità agricola, alimentare ed energetica.
Due sono gli ordini di ragionamenti che vanno portati avanti. Il primo è squisitamente politico: premesso che la coalizione di centrodestra, a trazione fratelli d’Italia, è indicata come prevalente alla Camera dei deputati, è al Senato che sarà giocata la vera partita, poiché una formazione terzista di centro potrà essere calamitante e attrattiva per i centristi sia di centrodestra, sia di centrosinistra, soprattutto nel ramo del Parlamento in cui la riduzione dei parlamentari sarà in proporzione più drastica.
Sul versante economico, i conti sono presto fatti. L’adeguamento delle pensioni minime, una sorta di reddito di cittadinanza poiché tali prestazioni corrispondono a erogazioni in buona parte scollegate a una carriera contributiva e lavorativa, comporterà una copertura annuale stabile di 31 miliardi di euro; altrettanti serviranno per finanziare il passaggio a flat tax del sistema Irpef, e ulteriori per finanziare la cosiddetta quota 101 indicata per superare il regime pensionistico fissato dalla legge Fornero.
In tutto, parliamo di quasi 100 miliardi di euro da stabilizzare su base annuale, mentre se tutto andrà bene la cosiddetta pace fiscale, necessaria per favorire l’emersione di una larga quota di economia reale, potrà portare a gettito all’incirca 70 miliardi di euro, immaginando – recependo le considerazioni dello stesso Direttore generale Ruffini – l’applicazione di una aliquota media del 6 per cento applicata a 1100 miliardi di euro che sono l’ammontare delle cartelle esattoriali a oggi costituenti i residui attivi nei bilanci dei vari enti impositori e creditori.
Chiaramente, a decidere alla fine sarà la BCE con la scelta della quantità massiva di titoli del debito pubblico che essa sarà disponibile a sottoscrivere sul mercato primario, ad acquistare sul mercato secondario e a non esigere né monetizzare a naturale scadenza.
La vera politica economica, a prescindere dall’indirizzo del governo post Draghi, si giocherà qui e qui soltanto.
Dir. politico Alessandro ZORGNIOTTI




