Il partito di Matteo Salvini punta, nel proprio programma elettorale, alla creazione di uno specifico centro di ricerca dedicato alle attività di individuazione, estrazione, lavorazione e commercializzazione di un paniere di questi elementi chimici speciali decisivi all’interno di qualsiasi moderno manufatto tecnologico in ambito elettronico
In tal senso, secondo la proposta del partito del Carroccio, sarebbe privilegiata una soluzione di tipo economico volta a valorizzare le esperienze di un gruppo a partecipazione pubblica come ENI, nella sua divisione idrocarburi, per creare un sistema minerario diffuso e perfettamente ecosostenibile che sia fonte di materie prime seconde.
Attraverso questo specifico punto del programma, la formazione politica di centrodestra, guidata da Matteo Salvini, intende mettere fine a qualsiasi forma di dipendenza diretta e indiretta dalla Cina e dalle altre realtà a questa collegate, attuando così un punto fondamentale per quanto riguarda la sicurezza pubblica nazionale e la tutela di cittadini, operatori economici e pubbliche amministrazioni per cui l’utilizzo di applicazioni digitali, per la gestione di dati sensibili e transazioni, è oramai una costante quotidiana e per sempre più versi irrinunciabile.
Nella direzione prospettata, il piano leghista si colloca in coerenza con le linee guida del Pnrr in tema di transizione tecnologica e con gli indirizzi del cosiddetto Chips act che punta a fare dell’Unione Europea un produttore autonomo degli elementi chimici di base per la produzione di telefonini, computer di ultima generazione, pannelli solari, impianti eolici (produzione di energia dal vento) e altri dispositivi elettronici utilizzabili in ottica multisettoriale.
In Italia, conseguire in una prospettiva neanche troppo lontana un obiettivo di certo ambizioso, non è per nulla utopico né teorico, e anzi il perseguimento dello stesso si coniuga in maniera armoniosa con le finalità dell’economia circolare e del recupero di beni erroneamente considerati alla stregua di scarti.
Il riferimento è ai Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, il cui integrale recupero consentirebbe, a Paesi storicamente carenti di materie prime come purtroppo è il nostro, di raccogliere e riutilizzare terre rare per un controvalore di 150 milioni di euro soltanto dai telefonini dismessi e rottamati, mentre invece oggi ne viene recuperato un controvalore di appena due milioni.
I dati a disposizione dell’ente nazionale di ricerca Enea indicano che in Italia il consumo di terre rare (e di materie prime critiche) ammonta a circa 800 tonnellate annue, ma il totale si moltiplica per indici – salendo quindi a 8800 tonnellate – se estendiamo la considerazione all’insieme dei prodotti finiti che contengono chip e particelle elettroniche e digitali.
Attualmente la Cina si conferma il principale produttore mondiale di Terre rare, di cui limita intenzionalmente le esportazioni con l’obiettivo di mantenere elevati prezzi speculativi e di garantire l’approvvigionamento dei processi industriali interni finalizzati all’approntamento dei beni tecnologici al consumo con i quali ha finora conquistato quote crescenti su tutti i mercati esteri al dettaglio di elettronica.
Proprio tale circostanza di quasi monopolio di fatto sta inducendo gli stessi Stati Uniti d’America, guidati dall’amministrazione democratica di Joe Biden, a rivedere in senso meno restrittivo molti dei dazi introdotti dal predecessore Donald Trump contro il Gigante asiatico.
Va precisato che l’Italia, oltre a disporre del giacimento dei Raee potenzialmente molto elevato, presenta nel sottosuolo di alcune regioni, dalla Liguria alla Toscana al Lazio, una estensione tutt’altro che piccola di bacini di minerali come antimonio e titanio.
La letteratura scientifica individua almeno di osservazione tipologie di terre rare altrimenti dette elementi chimici speciali: Cerio, Disprosio, Samario, Lantanio, Terbio, Praseodimio, Promezio, Erbio, Neodimio, Scandio, Ittrio, Olmio, Europio, Itterbio, Gadolinio, Tulio, Lutezio. Le più recenti ricerche e scoperte hanno appurato che le terre rare possono essere reperite e ricavate, anche attraverso specifiche lavorazioni minute, da una molteplicità di situazioni.
Dir. politico alessandro ZORGNIOTTI




