CODICE ROSSO O ALLARME ROSSO? IN ITALIA IL FEMMINICIDIO NON SI ARRESTA PER LEGGE

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L’attuale normativa, in vigore dal 19 luglio 2019, ha evidenziato una molteplicità di falle applicative che sono esplose in tutta la propria drammatica evidenza dopo il più recente folle omicidio di cui è stata vittima una settimana fa la 56enne bolognese Alessandra Matteuzzi

Quest’ultima, che aveva ufficializzato una denuncia per stalking e atti persecutori contro il proprio ex compagno, un calciatore e modello saltuario di 27 anni, alla fine dello scorso luglio, a causa di una serie di rallentamenti procedurali, causati dal periodo estivo, si è ritrovata praticamente senza alcuna difesa da parte degli apparati dello Stato. Alessandra poteva contare unicamente sulla rete di solidarietà della sorella, del compagno di quest’ultima e di alcuni coinquilini e vicini di casa che controllavano l’ingresso del palazzo di residenza della vittima al fine di impedire che lo stalker si avvicinasse eccessivamente.

Il dottor Amato, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bologna, subito dopo la consumazione del barbaro delitto ha asserito, a titolo giustificativo postumo, che la denuncia della vittima non conteneva elementi tali da fare presagire quello che sarebbe stato il tragico epilogo, e che eventuali misure restrittive sarebbero state compito della polizia giudiziaria.

Abbiamo tutti qui, in questa sede, il massimo rispetto delle istituzioni poste a presidio dell’applicazione della legge e della sua interpretazione. Ci sia permesso di dire, però, che le pulsioni omicide degli stalker non conoscono pause di calendario, e che proprio in coerenza con le finalità della normativa sul codice rosso sarebbe stato opportuno e necessario predisporre un servizio di vigilanza stabile da parte delle forze dell’ordine in corrispondenza del condominio dove la vittima risiedeva e nel quale l’assassino aveva già dimostrato in passato più volte di potersi introdurre.

Siamo quindi concordi con l’iniziativa della Ministra della giustizia del governo Draghi, onorevole Cartabia, di inviare gli ispettori presso la procura di Bologna, perché è evidente che qualche meccanismo si è inceppato, evidente e drammaticamente lapalissiano.

Chi scrive, un anno fa formulò la proposta di equiparare le vittime di stalking allo status dei testimoni e dei collaboratori di giustizia, in altre parole dei pentiti di mafia, al fine di offrire una tutela fissa e invalicabile e di fornire un ulteriore formidabile incentivo a denunciare a chi si trova – donna o uomo, chiunque abbia deciso di porre fine a una relazione e si trovi perseguitato perciò stesso dal proprio ex partner – nella medesima condizione di terrore strisciante e latente.

Sono le statistiche a certificare che la legge è fondata su buoni principi ma non funziona a livello attuativo. Sarebbe bastata l’apposizione di un braccialetto elettronico al polso dell’assassino e il controllo geolocalizzato delle celle telefoniche per capire che egli stava pianificando in maniera scientifica il delitto nei giorni immediatamente precedenti lo stesso.

In un Paese che spende decine di milioni di euro in attività di intercettazione, autorizzate dalla magistratura e svolte dalla polizia giudiziaria, sarebbe stato un adempimento relativamente semplice da mettere in pista così da monitorare in ogni momento dalla distanza gli spostamenti dell’ex partner.

Per questo motivo, sono onorato che una personalità autorevole come Gessica Notaro, della quale ho massima stima e ammirazione per il percorso di sofferenza e riscatto personale, abbia scelto nei giorni scorsi di adottare una proposta di tale portata, che potrebbe essere inserita nella legge sul codice rosso con un semplice emendamento estensivo.

Siamo altresì concordi con l’avvocato specializzato Elisabetta Aldrovandi che sempre dopo l’efferato delitto di Bologna ha sottolineato la necessità che ogni denuncia per stalking sia assistita da un centro antiviolenza autorizzato, poiché recarsi in solitaria a una stazione dei carabinieri o a un commissariato di polizia non basta se la vittima non viene assistita durante e dopo un simile fondamentale passo. All’interno di ciascun tribunale e di ciascun presidio di pubblica sicurezza, deve essere allestita una sezione espressamente dedicata alle vittime di atti persecutori.

Perché se una persona denuncia l’atteggiamento ossessivo del proprio ex partner è perché teme un pericolo incombente, e chi rappresenta lo Stato non può pensare di avere la coscienza serena con l’apposizione di un timbro con codice rosso.

L’Italia era famosa per essere il Paese dei delitti e delle pene. Adesso rischia di esserlo solo per i delitti.

Dir. politico Alessandro ZORGNIOTTI