L’INGHILTERRA DELLA BREXIT METTE IL TETTO ALLE BOLLETTE

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Il governo conservatore della nuova premier Liz Truss – subentrata al dimissionario Boris Johnson nella fase di trapasso e passaggio della Corona britannica dalla compianta Regina Elisabetta al figlio Re Carlo – ha deliberato, all’atto stesso del proprio insediamento, un piano di contrasto ai rincari energetici e alimentari di ammontare complessivo pari a 150 miliardi di sterline

La quota più consistente degli aiuti così stanziati è quella destinata alla copertura del sovraccosto rappresentato dalle bollette di nuova e più recente emissione, affinché l’onere delle stesse, in capo a ciascun nucleo familiare, non superi le 2000 o 2500 sterline massime su base annuale fino a che si protrarrà l’attuale emergenza internazionale.

Una decisione dovuta a due ordini di circostanze: la non più appartenenza della Gran Bretagna all’Unione Europea, e ai vincoli e limiti che caratterizzano la complessa e macchinosa architettura intergovernativa delle istituzioni di Bruxelles, e la possibilità offerta dalla sovranità monetaria gestita da una banca centrale le cui politiche si evolvono in stretto raccordo con le scelte economiche del Governo. Proprio il clima di intesa e concertazione tra queste due entità ha permesso il varo di uno schema di garanzia sovrana di importo pari a 40 miliardi di sterline con l’obiettivo di sostenere le compagnie e le società energetiche nei piani e nei programmi volti a venire incontro alle difficoltà di famiglie e imprese messe alla prova dalla sopraggiunta insostenibilità delle tariffe di luce e gas.

Si tratta di una misura che viene invocata all’interno dell’Unione Europea per evitare l’alternativa secca tra il rischio di fallimento di decine di migliaia di aziende chiamate a pagare bollette anomale e oramai proibitive, e la prospettiva di un analogo default delle società di fornitura e distribuzione dell’energia. Uno scenario che può essere scongiurato solo da una sostanziale revisione dell’attuale disciplina sugli aiuti di Stato che contenga la puntualizzazione della non applicabilità del regime “de minimis” ai settori e alle situazioni aziendali maggiormente colpite da fattori esogeni imprevedibili e del tutto indipendenti dal merito o demerito di scelte manageriali o gestionali.

Secondo la nuova premier Liz Truss, il pacchetto di interventi così varato consentirà a regime una serie di risparmi sul bilancio pubblico statale, rilanciando i consumi, evitando l’erosione del potere d’acquisto e scongiurando la cessazione di attività economiche.

Di diversa opinione sono alcuni analisti e titolari di centri di studio dell’area di centrodestra, secondo i quali la fissazione di un tetto massimo all’importo delle bollette, dovuto dalle singole famiglie, finisce con il distogliere risorse monetarie di una certa consistenza da altri capitoli utili, viceversa, a promuovere soluzioni di risparmio e di efficientamento nei metodi di produzione e negli stili di consumo di energia. La soluzione da seguire – sostengono gli studiosi di area conservatrice – avrebbe dovuto concentrarsi su riduzioni mirate al carico fiscale e alla spesa pubblica burocratica.

Sta di fatto che – oltre ogni punto di vista interno al dibattito domestico nel Regno Unito – il governo di sua maestà ha messo in campo un “bazooka” di liquidità extra ordinaria pari a 15 volte l’entità degli aiuti dei quali si sta discutendo a Roma e che hanno provocato nei fatti la crisi del governo Draghi e la stagnazione della politica sia nazionale che europea.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI