La Vicepremier albanese Belinda Balluku da Salonicco con l’Ambasciatrice statunitense Yuri Kim: “Fonti tradizionali e rinnovabili non sono in antitesi fra loro. Puntiamo a produrre fino a 4 terawatt aggiuntivi e aiuteremo i Paesi amici e vicini oltre a raggiungere l’indipendenza energetica interna”
La diplomatica americana: “Gli sviluppi in atto stupiranno la comunità internazionale degli investitori”.
La Vicepremier del governo Rama e Ministra per le infrastrutture e l’energia, Belinda Balluku, ha preso parte con l’Ambasciatrice USA Yuri Kim al summit dell’Europa sud orientale a Salonicco in Grecia per aggiornare sulle strategie congiunturali e al 2030 per trasformare l’Albania in produttore indipendente ed esportatore netto di energia diversificata.
Balluku ha anticipato che sarà introdotta – a favore di una platea in prova di duemila utenti da qui a marzo (salvo poi ampliare successivamente la fascia dei beneficiari) – la sperimentazione di un fondo per sovvenzionare fino al 70 per cento l’acquisto di pannelli solari che, applicati al residenziale, ridurrebbero di un terzo il peso della bolletta. Una soluzione analoga è stata promessa da Rama alle associazioni imprenditoriali con l’obiettivo di fare del Paese balcanico una “Sun e Wind Valley” basata, da un lato, sulla riconversione agevolata delle singole unità abitative e aziendali e, d’altra parte, su processi di macrogenerazione affidati a parchi eolici e fotovoltaici realizzati con il sostegno della finanza strutturata della BERS, la Banca europea di ricostruzione e sviluppo.
Fonti tradizionali e rinnovabili non sono assolutamente in conflitto tra loro, ha ricordato la Ministra Balluku: anzi, se sviluppate in ottica regionale ampliata favoriscono la diversificazione produttiva e di approvvigionamento, la compatibilità con i singoli ecosistemi locali, l’attrazione di importanti investitori finanziari e industriali e donatori internazionali.
Storicamente orientata a una produzione al cento per cento idroelettrica, l’Albania ha dovuto compiere un percorso inverso rispetto a molte altre Nazioni occidentali come la vicina Italia, e l’attuazione del gasdotto Tap, che relaziona nel corridoio adriatico i nostri due Paesi sul flusso di gas dall’Azerbajan, ha rappresentato un tassello epocale, che si rafforzerà con la costruzione, sempre nello Stato balcanico, di una seconda centrale di compressione occorrente a raddoppiare la quantità di idrocarburi trasportabile dal Medio Oriente a Occidente dalle condotte del trans adriatic pipeline.
In parallelo, grazie agli auspici dell’Ambasciatrice statunitense Yuri Kim e dell’ex ministro degli esteri della presidenza Trump, l’italo-americano Mike Pompeo, il capitolo delle fonti non rinnovabili ha viaggiato sulla oramai secolare amicizia tra Tirana e Washington, avviando a realizzazione il progetto della piattaforma per il processamento del gas naturale liquefatto che sorgerà nel distretto portuale di Valona – città dove è in costruzione anche un aeroporto intercontinentale – e che, una volta inaugurata, aumenterà i livelli di sicurezza energetica, contro gli shock esterni, a beneficio degli Stati limitrofi e della solidarietà adriatico ionica. Due traguardi, questi ultimi, che si materializzeranno – ha concluso Balluku – “aumentando di 4 terawatt la nostra capacità di produzione, una soglia che ci trasformerà in esportatori netti in grado di aiutare le Nazioni vicine”.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI





