DOPO LA TRAGEDIA DI ANCONA, SCATTA LA PAURA PER L’INVERNO. MA LA CAMPAGNA ELETTORALE SEMBRA NON ACCORGERSENE

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Ancora non erano state rimosse dall’immaginario collettivo le scene terribili del nubifragio della Versilia in Toscana, quando ieri l’Italia centro settentrionale è stata nuovamente funestata da un evento molto simile: un’alluvione che questa volta si è abbattuta sul versante adriatico, ad Ancona nelle Marche, causando la morte di otto persone, tra cui due bambini, con un bilancio finale che potrebbe aggravarsi ulteriormente con i dispersi

I cambiamenti climatici sono stati la costante inedita di una stagione estiva, quella, oramai in conclusione, che puntava a risollevarsi dopo un 2020 e un 2021 segnati dalla recessione da covid e un 2022 in corso segnato dalle incertezze della guerra russa in Ucraina.

Invece il Paese si è ritrovato esposto a scenari di rivoluzionamento del clima che hanno portato direttamente a casa nostra immagini di distruzione e devastazione estesa caratteristiche di eventi atmosferici avversi da oltre Atlantico o Pacifico.

Il Mediterraneo, tradizionale conca che storicamente rendeva un’idea di protezione naturale da simili eventualità. Il presente e il futuro prossimo ci riservano invece ben altre prospettive, infinitamente più cupe al pari di un cielo in tempesta, e impongono di dedicare alla prevenzione idrogeologica la stessa cura che stiamo rivolgendo alla prevenzione sanitaria e alla messa sotto controllo della bilancia energetica.

Però a questa imposizione, quasi nessuno, nel corso della campagna elettorale oramai in conclusione, sembra voler veramente corrispondere, forse perché non altrettanto impattante, sugli umori immediati della pubblica opinione, quanto i capitoli relativi a sicurezza, lavoro e fiscalità. Eppure si tratta di un fenomeno al quale sono esposti almeno 25 milioni di cittadini italiani, mentre oltre 9 Comuni su dieci sono classificati, in maniera unanime, a rischio di fragilità sismica e geologica, con costi postumi sempre meno sostenibili sul piano economico, finanziario e soprattutto dei costi umani.
L’associazione Green Accord ha dichiarato che l’estate del 2022, oltre a essere ricordata come la più calda in relazione al passato, potrebbe essere commemorata come la più fresca in relazione a quelle cui siamo attesi.

Una previsione tanto inimmaginabile quanto sempre più realistica, tale da tradursi in prolungati eventi siccitosi nel centro sud, con danni strutturali al patrimonio agroalimentare e di biodiversità, e in nubifragi sempre meno prevedibili e contendibili nel centro nord. Come avvenuto nelle scorse ad Ancona, allorquando l’allerta iniziale era stata comunicata con un normalissimo codice giallo.

Senza una legge quadro nazionale in materia di adattamento al cambiamento climatico, rispetto alla quale l’Italia è inadempiente da almeno 5 anni nei confronti dell’Unione Europea, le avversità atmosferiche minacciano la incolumità e la vita di un numero sempre più elevato di persone, impossibilitate a procedere in autonomia a interventi di messa in sicurezza, e pongono un’ipoteca di proporzioni incalcolabili sulla prospettiva turistica e sul prodotto interno lordo del nostro Paese.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI