ITALIA – FRANCIA: IL GIALLO DELLA LUCE SI TINGE DI NERO BLACK OUT

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Il nostro Paese dipende da Oltralpe per il 5 per cento del fabbisogno totale di energia elettrica consumata e, per paradosso, tale quota è sempre stata soddisfatta attraverso una fonte di energia, quella nucleare, ampiamente applicata in Francia ma che in Italia è stata messa al bando in via referendaria 36 anni fa

Con buona pace del trattato del Quirinale, che avrebbe dovuto rafforzare la solidarietà e la cooperazione tra i nostri due Paesi frontalieri in una serie di settori fondamentali, la realtà concreta è molto diversa, e la crisi conseguente alla guerra russa in Ucraina ha fatto riemergere la solita piccola Europa dei veti nazionali e degli opportunismi a cortissimo raggio. È proprio il caso di utilizzare quest’ultima formulazione con riferimento a quanto sta accadendo oltre il confine alpino, dopo la scelta del governo di Parigi e dell’ente elettrico nazionale EDF di spegnere, per motivazioni di tipo manutentivo e anche di ordine climatico (la siccità che riduce la disponibilità idrica per il raffreddamento dei reattori), oltre la metà dei propri impianti che generano energia dall’atomo. Si tratta di 32 siti su 56, per un totale di 31 gigawatt che non saranno più prodotti su una capacità generativa complessiva che ammontava a 61 GW.

Il governo Macron e i dirigenti EDF – ente in forti difficoltà finanziarie che rientra nei piani di nazionalizzazione dell’esecutivo parigino – hanno tuttavia smentito che nei prossimi due anni il flusso di elettricità verso il nostro Paese verrà interrotto, ma la vicenda rimane al centro di dibattiti e discussioni: i problemi tecnici che sono stati rilevati in diversi reattori, hanno imposto la sospensione dell’operatività degli stessi almeno fino alla prima parte del 2023, quindi il rischio è in ogni caso quello, per noi, di subire un razionamento delle forniture da Oltralpe. E non solo da qui: anche Slovenia, Austria e Svizzera, che fronteggiano con l’atomo i propri fabbisogni domestici e la domanda di energia proveniente dall’esterno, potrebbero decidere di privilegiare i primi e penalizzare la seconda, anche qui aggravando il deficit dell’Italia che soltanto in riferimento al mese di agosto ha visto le proprie importazioni di elettricità calare di un quinto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La Francia, che prima dello scoppio della guerra in Ucraina aveva fama di Paese esportatore netto di luce, adesso scopre di avere fame di terawatt, e va incontro – solo quest’anno – a una minore generazione pari alla metà del fabbisogno italiano.

Adesso si attende di sapere che cosa intenda disporre Bruxelles, oltre ai piani di razionamento e ottimizzazione dei consumi, aspetto sì fondamentale ma che rischia di rivelarsi un’arma spuntata se non si adotteranno interventi di rafforzamento della diversificazione delle fonti e delle centrali di stoccaggio.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI