Nello scorso fine settimana i risultati delle elezioni in Italia hanno sostanzialmente rispettato le attese fornite dai sondaggi
Anzi, la maggioranza per il centrodestra è risultata perfino più netta: però la sottoperformance della Lega unita a quella buona, in relativo, di Forza Italia sembra ridurre quel rischio di spinta antieuropeista del futuro governo. Il fatto è che finora le elezioni politiche italiane non hanno influito sui movimenti di mercato: nonostante lo spostamento verso destra emerso dalle urne la borsa italiana ha performato in linea con le altre piazze continentali. L’unica nota negativa si è riverberata sul BTP, vittima di un programma economico fatto anche di tagli alle tasse che ne ha causato un seppur leggero allargamento di spread verso il Bund.
Sul fronte macro, la GFK Consumer Confidence tedesca di ottobre, a -42.5 ha fatto segnare i minimi dal 2005 e ben sotto i valori registrati nella fase iniziale della pandemia, un avvertimento di quanto possa essere profonda la frenata dell’economia tedesca.
La situazione macroeconomica e le turbolenze sui mercati non hanno però frenato i membri della Bce dal continuare con dichiarazioni aggressive: su tutti, Holzmann ha lasciato intendere che il rialzo al prossimo meeting potrebbe essere di 75 bp e che la questione della riduzione del bilancio della banca centrale (il QT) potrebbe essere discussa a Cipro la prossima settimana. Dichiarazioni che hanno trovato il supporto del CPI tedesco di settembre che è uscito nientemeno che a 2 cifre, al 10.9% anno su anno, e +1.9% sul mese: con queste cifre è difficile che si possa sperare in un freno alla mano dei banchieri centrali.
Chiudiamo con una considerazione su di un aspetto che va a pesare ulteriormente sull’inasprimento delle condizioni finanziarie in atto: con la stabilizzazione delle attese di inflazione di medio termine conseguente alla stance delle banche centrali, l’aumento dei tassi nominali si traduce interamente in aumento di quelli reali. In USA i tassi reali a 10 anni sono ai massimi dal 2008, a livello di 1.51%, mentre in Eurozona, dove sono stati negativi continuativamente dal maggio del 2014 a inizio settembre, a 0% sono ai massimi dal 2011. La salita da inizio anno è di 250 bp in USA, e 220 in Eurozona, restringimenti monetari a dir poco impensabili fino a un anno fa.



