Governo: dal Pnrr ai cinghiali le 5 priorità salva imprese

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Sfruttare i fondi del Pnrr per garantire la sovranità alimentare ed energetica e ammodernare la rete logistica; istituire il Ministero dell’Agroalimentare e difendere i 35 miliardi di fondi europei oggi a rischio; no al Nutriscore, al cibo sintetico e agli accordi internazionali che penalizzano il Made in Italy: fermare l’invasione di cinghiali

realizzare un piano invasi per garantire acqua in tempi di siccità. Sono le priorità in cinque punti per il nuovo Governo presentate dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione della clamorosa protesta al Villaggio di Milano con migliaia di contadini che hanno lasciato le campagne per scendere in piazza denunciare una situazione insostenibile che minaccia la sopravvivenza stessa del Made in Italy a tavola a causa degli effetti scatenati dalla guerra in Ucraina.

Per ridurre la dipendenza alimentare ed energetica dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo l’Italia – sottolinea Prandini – non può fare a meno del Pnrr, dove serve il massimo impegno di tutti per non rischiare di perdere quella che è un’occasione irripetibile. Fondamentale in questo senso sarà sfruttare i bandi a partire da quelli già pubblicati, dalle filiere al fotovoltaico che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo, fino a quello della logistica per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, superando il gap che ci separa dagli altri Paesi.

In coerenza con gli impegni del Pnrr – continua il presidente della Coldiretti – , la prossima legge di bilancio dovrà poi sostenere il ruolo dell’agroalimentare nazionale, che oggi rappresenta il 25% del Pil ed è diventata la prima ricchezza del Paese, con misure per tutelare il reddito delle aziende agricole, anche a livello di tassazione. Un ruolo che esige l’istituzione prioritaria di un Ministero per la sovranità agroalimentare.

Sulla Politica agricola comune occorre superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Piano strategico nazionale – spiega Prandini – senza il quale non sarà possibile far partire la nuova programmazione dal 1° gennaio 2023. Stiamo parlando di una dotazione finanziaria di 35 miliardi per sostenere l’impegno degli agricoltori italiani verso l’innovazione, la sostenibilità e il miglioramento delle rese produttive