A MEGLIO LEGALE LE SEGNALAZIONI DEGLI IMPRENDITORI 

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Irruzione delle Forze dell’Ordine al Canapa Mundi: Meglio Legale “Imprese che pagano le tasse, ma vengono trattati da spacciatori lasciando fuori chi arricchisce le tasche della mafia”

Dall’ultimo Rapporto sul settore (Meglio Legale): mercato promettente, in pochi anni 12.000 posti di lavoro con un’età media di 35 anni

 

Roma – “Nessuna categoria di lavoratori potrebbe mai sopportare la criminalizzazione che subisce ogni giorno il settore della canapa. A queste persone è reso impossibile lavorare persino durante una fiera, quando nell’ora di punta si presentano in gran dispiegamento le forze dell’ordine facendo fuggire i visitatori: tra questi molte famiglie e curiosi” ha detto Antonella Soldo, coordinatrice dell’Associazione Meglio Legale, commentando i tantissimi controlli che hanno interessato la fiera di settore Canapa Mundi, conclusasi ieri a Roma. Tutti e tre i giorni della manifestazione, infatti, sono stati segnati dalle perquisizioni di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, con il sequestro di 500 campioni da analizzare. 

È il mercato più in crescita degli ultimi anni dell’agricoltura italiana: quello della canapa industriale è un settore tutto da scoprire. Serve anche a questo l’evento Canapa Mundi che, giunto alla sua VIII edizione, ospita 250 brand e ha un ingresso di 25 mila visitatori. Dall’organizzazione fanno notare che mai come questo anno ci siano stati tanti blitz delle forze dell’ordine. 

“Siamo tutti professionisti e paghiamo le tasse. Lavoriamo regolarmente ma veniamo trattati come spacciatori” ha detto un imprenditore che opera nel campo della cosmetica, presente in fiera con un proprio stand e i suoi prodotti, a cui sono stati sequestrati campioni da analizzare. Attività di controllo che hanno bloccato per ore il regolare svolgimento delle loro attività di vendita, promozione e informazione. 

Dal 2016, anno in cui è entrata in vigore la legge che disciplina la filiera della canapa, sono sorti oltre 12.000 posti di lavoro con un’età media di impiego di meno di 35 anni (come si legge nell’ultimo report promosso da Meglio Legale). Un’industria che, grazie a poderosi investimenti da parte di imprenditori, sostiene e promuove l’agricoltura, il commercio, il lavoro e l’imprenditoria giovanile, oltre che i territori delle Isole e del Sud d’Italia.

ULTIMO RAPPORTO SUL SETTORE

Proprio lo scorso dicembre è stato presentato dall’associazione Meglio Legale, insieme a Canapa Sativa Italia, il nuovo report sul settore. Erano intervenuti sul tema i parlamentari Riccardo Magi (+EU), Elly Schlein (PD)Chiara Appendino (M5S)Giulia Pastorella (Azione)Marco Furfaro (PD), Rachele Scarpa (PD) e Davide Aiello (M5S) per rispondere alla richiesta di Meglio Legale di una maggiore tutela nei confronti degli imprenditori di settore.

A sei anni dall’entrata in vigore della legge 242/2016, che disciplina la produzione e il commercio della canapa industriale, infatti il settore subisce ancora uno stigma. Il tempo trascorso non ha reso stabile questo comparto, altresì le imprese agricole e commerciali risentono delle interpretazioni errate e dei vuoti legislativi che ne compromettono la crescita. Sulla 242/2016, infatti, grava la legge 309/90, il testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, che riesce a intromettersi prepotentemente. Tali interpretazioni, spesso discordanti, non garantiscono la certezza del diritto e portano in molti casi a sequestri, interruzioni di attività e processi.

A MEGLIO LEGALE LE SEGNALAZIONI DEGLI IMPRENDITORI 

Sequestri e interruzioni di attività: proprio come è avvenuto ai professionisti presenti alla fiera Canapa Mundi, che hanno visto sospendere la loro attività di promozione per i controlli. L’associazione coordinata da Antonella Soldo riceve quotidianamente segnalazioni di aziende che operano regolarmente e segnalano i disagi subiti dai controlli. Caso noto quello dell’imprenditore Luca Marola, il pioniere del settore della cannabis light. Fondatore di Easyjoint, la prima catena di negozi (operativa dal 2017 e oggi chiusa) specializzata nella cannabis a basso contenuto di THC. Marola rischia 6 anni di carcere. È accusato dalla Procura di Parma di detenzione e spaccio di stupefacenti per aver venduto infiorescenze di cannabis con THC sotto lo 0,2% (priva di effetti psicoattivi), attività che l’imprenditore ha condotto nel pieno rispetto della legge (come normato dalla a legge 242/2016).