SUPER BONUS, LE SOLE DETRAZIONI ESCLUDONO GLI INCAPIENTI, MA LE CESSIONI ERANO PER POCHI

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I cantieri scendono, ma continua a salire la polemica per la decisione del governo Meloni – assunta subito dopo il successo delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia – di annullare in via definitiva la possibilità di praticare la cessione e lo sconto in fattura lavori per l’oramai celebre credito d’imposta al 110 per cento. Peraltro sceso al 90

Detto in altre parole, la detrazione rimane, sebbene depotenziata, ma smette di poter essere utilizzata come moneta fiscale, fruibile cioè anche da coloro che – per motivi di incapienza – non presentano la dichiarazione dei redditi o che, per mancanza di risorse o garanzie proprie, non dispongono della liquidità autonoma per poter eseguire riqualificazioni e ristrutturazioni nelle unità residenziali.

Pertanto, il super eco bonus adesso al 90 per cento – ma che continua a sopravvivere al 110 per alcune casistiche e situazioni legate a spese anticipate e avanzamento pregresso dei lavori – permarrà come detrazione Irpef allo stato puro, con la possibilità di ridurre su base decennale il costo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche ovvero di maturare un credito sulla medesima.

La filosofia della cedibilità e della praticabilità dello sconto in fattura – applicato dall’azienda incaricata degli interventi – era sorta nel 2020 con l’intento, sicuramente nobile e in buona fede, di mettere a disposizione dell’intera platea dei contribuenti, incapienti inclusi, uno strumento in grado di promuovere la più vasta opera di riqualificazione e di rigenerazione urbana del patrimonio residenziale privato degli Italiani. Un obiettivo di principio che si è andato a scontrare con gli esiti pratici di un bonus molto oneroso sui singoli cantieri e con un impatto limitato a meno del quattro per cento del totale delle unità edilizie a fini abitativi.

La Cgia di Mestre, la confederazione delle piccole e medie imprese artigiane di Venezia, ha certificato, per il tramite del proprio ufficio studi e ricerche, il livello di enormità di una spesa statale che ancora quest’anno proseguirà portando il totale a oltre 70 miliardi di euro, per la copertura di interventi su complessivi 372.000 edifici condominiali e immobili familiari asseverati (su oltre dodici milioni censiti in Italia).

Il super eco bonus ha pertanto fallito nel proprio obiettivo costitutivo, quello cioè di promuovere un rilancio diffuso delle migliorie strutturali a vantaggio di una realtà edilizia a tratti non rari obsoleta e non a norma nei confronti delle attuali e soprattutto future direttive europee.

Soprattutto però, nella fase immediata, deve essere trovata una soluzione per le molte famiglie committenti e imprese affidatarie che si trovano con crediti fiscali incagliati, per diversi miliardi di euro, a fronte di cantieri effettivamente avviati. Una questione che ha creato non poche frizioni dentro la stessa maggioranza di Governo, sebbene per il momento ciò non abbia condotto a una crisi di fiducia nei confronti della Premier.

Adesso sembra avere preso piede un’altra modalità di azione per la rigenerazione energetica diffusa dei fabbricati residenziali: quella delle comunità energetiche, sulle quali il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, è riuscito a ottenere da Bruxelles che i relativi fondi siano utilizzabili non a debito ma a titolo definitivo, cioè a fondo perduto.
Se son rose fioriranno, e se son cantieri riprenderanno i lavori.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI