Asimmetrie sui mercati azionari

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I segnali provenienti dai dati macroeconomici hanno inferto una sterzata ai mercati azionari, non tanto in termini di direzionalità che, al netto dei classici momenti di volatilità, dovrebbero continuare ad essere improntati al rialzo, quanto in termini di movimenti sotto la superficie

La tenuta se non anche la ripresa della crescita economica, unita alle parole dei banchieri centrali che tengono la barra dritta nella lotta all’inflazione, ha alimentato un movimento di avversione al rischio che si è tramutato in una forte sovraperformance dei settori difensivi. Negli Stati Uniti il settore migliore in settimana è stato quello dei consumi di base, in Europa hanno brillato settori come l’alimentare e i difensivi per eccellenza quali telecomunicazioni e utilities. Tra i peggiori invece troviamo la tecnologia e tutti i finanziari siano essi banche oppure assicurazioni.

In parallelo anche le piccole e medie capitalizzazioni, che soprattutto in Europa sono tradizionalmente business ciclici e domestici, stanno iniziando a raccogliere il favore degli investitori.

Questi movimenti sembrano più legati alla momentanea avversione al rischio più che a fattori strutturali. Se ad esempio i tassi sono destinati a salire, allora il settore finanziario dovrebbe continuare a beneficiarne e non può sottoperformare; se l’economia mostra una tenuta insperata, allora i settori meno legati alla crescita dovrebbero sottoperformare e non essere i primi a guidare i mercati; come si dice, delle due l’una.

Se lo scenario macro di medio periodo continua ad essere quello di economie resilienti e tassi in stabilizzazione allora una allocazione più diversificata ma improntata alla crescita è quella che continua ad essere la più appropriata.