Nati per essere bonus in economia reale ma nel frattempo diventati malus per le casse dello Stato e per le stesse famiglie e imprese che in molti casi ne sono rimaste escluse per la non esatta conoscenza ovvero per le complessità normative dello sgravio
In una recente intervista al quotidiano Italia Oggi, il parlamentare leghista Alberto Gusmeroli, nel duplice ruolo di presidente della commissione attività produttive e di componente la commissione finanze della Camera dei deputati, è al lavoro per coordinare – restando nella metafora edilizia – un cantiere volto sia a riunire in un solo strumento fiscale e finanziario l’attuale caotico panorama di bonus e incentivi vigenti, sia a offrire una soluzione per il disincaglio di quei 19 miliardi di crediti fiscali stoppati dal decreto Meloni-Giorgetti benché corrispondenti a interventi realmente avviati.
Il rappresentante della maggioranza di centrodestra ha annunciato che la riunificazione dei bonus nell’ambito delle costruzioni civili e residenziali avrà luogo per il tramite di una legge ordinaria, basata sul confronto parlamentare, e volta a offrire uno stabile e certo quadro di riferimento operativo per i cittadini che commissionano attività di riqualificazione e ristrutturazione e per le imprese incaricate di eseguirle. Questo sia per uscire in maniera ordinata da provvedimenti nati per fare fronte a gravi emergenze economiche globali – come quelle causate dalla pandemia sanitaria del 2020 – sia per adeguare l’ordinamento nazionale italiano alle sfide (im)poste dalle direttive comunitarie europee – comunque da attenuare negli aspetti più ideologici – in tema di riconversione “green” del patrimonio residenziale al 2035.
Partendo dal presupposto che la maggioranza degli episodi di truffa, presunta o accertata, ha riguardato non tanto principalmente il super eco bonus al 110 per cento quanto altri sgravi a partire dal bonus facciate che non disponeva delle stesse procedure di vigilanza, il parlamentare della Lega tiene a mettere in risalto le obiettive incongruenze di un incentivo che, sebbene abbia determinato un aumento netto molto significativo del deficit pubblico salito nel 2022 fino all’otto per cento in relazione al PIL, non ha tuttavia consentito una altrettanto ampia partecipazione della platea dei contribuenti e delle fattispecie immobiliari potenzialmente interessate, tanto che meno del quattro per cento del totale dei condomini e delle unità abitative autonome risulta essere stato asseverato per l’avvio di interventi agevolabili.
Una stortura rispetto alla quale la proposta della Lega punta, oltre che alla riunificazione degli sgravi, e alla loro intellegibilità normativa e applicativa, a introdurre un sistema nel quale la detraibilità continui sì a essere accompagnata dalla possibilità di cedere il credito d’imposta o di scontarlo nella fattura dell’impresa incaricata, ma con la stessa scansione temporale e gli stessi limiti di importo della somma che può essere ogni anno portata in detrazione dall’Irpef in sede di dichiarazione dei redditi e di modello unico.
Una soluzione che risolverebbe il dilemma della sostenibilità dei conti pubblici e che offrirebbe un ponte anche a coloro, i cosiddetti incapienti, che legalmente non presentano il modello di denuncia reddituale ai fini Irpef.
Una proposta che, assieme a quella delle compensazioni in regime di deleghe F24 per disincagliare i crediti tributari già maturati, riporta il Governo Meloni, e la sua maggioranza, sui binari del dialogo con l’associazione bancaria italiana ABI e con Ance Confindustria.
Insomma, il cantiere legislativo è ripartito, con la speranza che faccia ripartire quelli delle costruzioni.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




