Un’inchiesta basata sul senno di poi. Mai mi sarei aspettato un’iniziativa giudiziaria – che viola un principio base della medicina e della scienza, cioè che le decisioni si prendono in un dato momento, in base agli elementi disponibili”
Lo dice lo pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma, esperto di malattie dell’apparato respiratorio e all’epoca dei fatti membro del CTS, il professor Luca Richeldi, intervistato su La Stampa.
“Come si fa a mettere in dubbio la volontà di salvare vite da parte del presidente dell’Istituto superiore di sanità o del presidente del Consiglio? Mi sembra davvero irrealistico ipotizzare che, avendo chiare le conseguenze, si sia scelto di causare migliaia di morti per non chiudere le attività economiche. Mi sa dire un altro Paese in cui è stata avviata un’inchiesta di questo tipo?” si domanda Richeldi, che aggiunge «Certo, avremmo anche potuto anticipare il lockdown, chiudere tutta Italia il 20 febbraio, il giorno in cui abbiamo scoperto il “paziente 1” a Codogno.
Sa quante migliaia di morti avremmo evitato? Ma se io avessi proposto questa soluzione il 20 febbraio, quando ancora non sapevamo nulla di quello che ci aspettava, mi avrebbero preso per matto”.


