Il viceministro del governo Meloni, Maurizio Leo, ha annunciato per la settimana prossima un avvio di “rivoluzione” nel settore della imposizione diretta sui redditi personali, la cosiddetta Irpef
Il primo pilastro sarà la riduzione delle aliquote con l’obiettivo di arrivare alla fatidica quanto da più parti contestata flat tax o tassazione piatta. Nel mirino del dicastero del MEF, e in particolare dell’esponente di fratelli d’Italia a cui la premier Giorgia Meloni ha affidato l’iter della riforma tributaria, ci sarebbe lo scaglione ricompreso tra i 10.000 e i 50.000 euro annui lordi imponibili, in sostanza la classe reddituale a cui appartiene la quasi totalità dei contribuenti del nostro Paese, anche in ragione della crescente polarizzazione del tasso di concentrazione della ricchezza che ha accresciuto, soprattutto negli ultimi anni più recenti, il divario tra i diversi livelli di capacità contributiva (al netto ovviamente degli effetti distorsivi dell’evasione fiscale).
L’unificazione delle aliquote Irpef in corrispondenza degli scaglioni fino a 50.000 euro annui, pertanto, in assenza di opportuni bilanciamenti interni, potrebbe generare un aumento della pressione tributaria proprio laddove sono maggiori le necessità di ridurre il peso e l’incidenza del fisco per fare ripartire i consumi domestici e quindi le attività delle piccole imprese a conduzione il più delle volte familiare.
Tra una settimana, in ogni caso, si conoscerà quanto meno il quadro direttivo di riferimento entro cui dovranno collocarsi i decreti delegati che il governo, una volta ottenuta per legge la delega dal Parlamento, dovrà deliberare per dare attuazione ai propri propositi in tema di tassazione, oltre che in materia di riscossione, sanzioni e criteri di imputazione della base imponibile tramite una revisione del concetto di residenza fiscale. Un capitolo quest’ultimo che riguarderà – nelle parole dello stesso Leo – il superamento del concetto di iscrizione o meno all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, per entrare maggiormente nel merito di un approfondimento dei concetti di domicilio e di effettivo luogo degli interessi principali del contribuente.
Con la speranza che la guerra ai formalismi non si traduca in una ennesima lotta contro quei contribuenti che, onestamente e utilizzando unicamente le opportunità offerte dalle convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni, hanno scelto di trasferirsi all’estero al fine di avvalersi di un regime tributario più consono alla propria attività e alle proprie legittime aspirazioni di vita.
Saranno i prossimi giorni a dirci quale traiettoria avrà deciso di adottare il governo, a partire dal ruolo dei diritti del contribuente che il viceministro del MEF ha promesso di collocare in cima al codice civile. Purché sia collocato anche in cima al modo di agire degli uffici delle entrate.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




