IL PAESAGGIO DELLA PERGOLA ABRUZZESE

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Programma di lavoro per la candidatura nelle aree del Registro nazionale dei Paesaggi Rurali e percorso per la candidatura della Pergola Abruzzese a paesaggio Unesco patrimonio dell’Umanità

Un vino anonimo senza associazioni ha sempre maggior difficoltà a essere totalmente compreso rispetto a un vino, pur di pari qualità, del quale si conoscono l’origine e gli elementi che costruiscono il suo insieme”

Claude Lévi-Strauss (Bruxelles 1908)

 

Il Decreto Legge 42 del 2004 che istituisce il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” segna il passaggio fondamentale ad un approccio più consapevole della tutela del patrimonio culturale e naturale a nostra disposizione. Esso, di fatti, costituisce il principale riferimento normativo italiano che attribuisce al Ministero per i beni e le attività culturali il compito di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale dell’Italia con specifica attenzione ai valori paesaggistici. Questo fondamentale passaggio normativo ha generato una serie di strumenti di pianificazione paesaggistica e per il riconoscimento identitario dei paesaggi, benchè la centralità del paesaggio, e la rilevanza della sua tutela tra i valori costituzionalmente garantiti, sono principi da sempre riconosciuti nell’ordinamento giuridico della Repubblica.

Il paesaggio delle colline abruzzesi, e ancora di più quello delle colline teatine, riconduce l’osservatore ad una immagine netta, perfetta, geometrica e decisa della pergola abruzzese, il vigneto tipico dell’Abruzzo collinare che si ripete con determinata costanza, seguendo le pendenze collinari imprimendo una immagine cosi nitida ai nostri occhi da renderlo perfettamente riconoscibile, unico e fortemente identitario.

Perchè è importante riconoscere, oltre che tutelare e valorizzare, il paesaggio rurale storico che identifica un territorio unitamente alla sua arte di coltivazione e alla sua comunità? Perchè sono una parte integrante del patrimonio culturale nazionale, sono la testimonianza di un modo di coltivare nelle condizioni geomorfologiche e climatiche locali, sono un elemento identitario fondamentale per lo sviiluppo dell’economia locale attraverso il riscoperto turismo rurale, perché svolgono un ruolo fondamentale nella promozione dei prodotti agroalimentari. La pergola abruzzese rappresenta l’identità della comunità contadina della fascia collinare teatina e quasi la eslusiva base economica.

Da questa chiara, obiettiva, lampante immagine paesaggistica, che in fondo ha radici nelle famiglie di ciascuno di noi, il 9 Giugno 2017, parte il progetto che accomuna un amministratore colto e appassionato, Angelo Radica e la sottoscritta, Giovina Scioletti di professione architetto (entrambi nati, cresciuti e forgiati sotto la maglia geometrica della pergola abruzzese) del progetto di riconoscimneto, valorizzazione e tutela del paesaggio vitivinicolo delle colline teatine, unico grandioso paesaggio esclusivo – a livello nazionale- con pergole a perdita d’occhio, localmente chiamata “capanna” oltre che “tendone”, ma tecnicamente pergola abruzzese.

Il percorso di lavoro che abbiamo intrapreso si struttura su 2 azioni fondamentali:

  • riconoscimento del paesaggio della pergola abruzzese come paesaggio rurale di interesse storico attraverso la forma di allevamento tradizionale unico a livello nazionale;

  • candidatura alla lista del patrimonio Unesco del paesaggio della pergola abruzzese come paesaggio identitario unico.

art. 131

Dal Codice del Paesaggio (DL 42/2004)

  1. Per paesaggio si intende il terriotrio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori

naturali, umani e dalla loro interrelazione.

  1. Il presente Codice tutela il paesaggio relativamente a quegli aspetti a caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile dell’identità nazionale in quanto espressione di valori culturali.

3. (…)

4. La tutela del paesaggio, ai fini del presente Codice, è volta a riconoscere, salvaguardare e, ove necessario, recuperare i valori culturali che esso esprime (…)

Dall’Osservatorio Nazionale del Paesaggio rurale e delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali (DM 17070/2012)

Per paesaggio “rurale tradizionale e di interesse storico” si intende una pporzione di territorio classificata come rurale, che pur continuando il suo processo evolutivo conserva evidenti testimonianze della sua origine e della sua storia, mantenedo un ruolo nella società e nell’economia.

Obiettivi

L’obiettivo prefissato è di codificare il paesaggio rurale storico della pergola abruzzese, maestoso, unico, imponente e bellissimo per candidarlo alla lista Unesco dei beni Patrimonio dell’Umanità. Il paesaggio rurale storico così inteso comprende, non solo gli elementi naturali che lo delimitano sul territorio, anche l’opera dell’uomo con i sui saperi e la sua cultura.

In un momento in cui tutto è rapido nel suo divenire, tutto è incisivo e spesso irreversibile, diventa importante tutelare e salvaguardare una risorsa non ricreabile e destinata, se non attentamente protetta, a perdere originalità e prestigio e che connota “obiettivamente” il paesaggio collinare dell’area teatina: la pergola abruzzese.

L’unicità del paesaggio che si vuole tutelare e valorizzare è resa dalla quantità di pergole che coprono senza soluzione di continuità una grossa porzione di territorio e accomuna le migliaia di proprietà private. La pergola è il denominatore comune, trasversale ai campanili, alle proprietà private, ai confini e al vitigno scelto per la produzione del vino. La pergola rende omogeneo ciò che la storia del mondo contadino locale ha frammentato. L’unicità e la bellezza del paesaggio

omogeneo (cioè riconoscibile) concorrono alla espressione qualitativa del prodotto che lo rappresenta, il vino.

La conoscenza dell’unicità del paesaggio della pergola abruzzese induce alla sua valorizzazione, conferendo effetti diretti e indiretti sul territorio, sulla comunità locale e quindi sulla fortificazione, emotiva, razionale e formativa delle muove generazioni. Il recupero della storicità e dei valori culturali dei nostri paesaggi, e una particolare attenzione a non semplificare, omologare e impoverire la loro scenicità, sono obiettivi da perseguire con metodo affinché ci siano sicuri vantaggi futuri.

La qualità e l’ambiente, l’unicità e il paesaggio, saranno allora le leve su cui agire per differenziare e caratterizzare ancora di più i nostri prodotti; è necessario proporre non solo il vino, ma anche il territorio da cui esso nasce, consapevoli dell’alto valore degli elementi naturali di cui disponiamo e che fortunatamente non possono essere riprodotti altrove. Se vi sarà una corretta tutela e valorizzazione dei nostri patrimoni viticoli, si potrà disporre di un’arma di sicura efficacia nei confronti di altre viticolture non dotate di questa potenzialità.

Per il conseguimento dell’obiettivo non c’è un iter ben stabilito, a volte la richiesta parte dal basso, o dagli abitanti del territorio o da un Ente che ricnoscono al bene un valore particolare. Il richiamo turistico che può animare il territorio per cui viene espressa la candidatura è l’elemento di ricaduta economica che ne consegue, la valorizzazione e l’amore per il paesaggio è la ricaduta emotiva sulla comunità locale che ne è parte integrante è strutturante.

L’Unesco ha imposto dieci criteri di inserimento nella Lista abbastanza rigidi (arre di bellezza naturale eccezionale, paesaggio legato significativamente alla storia umana, offrire un esempio eccezionale di un tipo di costruzione, ecc.

Indubbiamente il brand Unesco costituisce un motivo di visibilità in tutto il mondo, come l’esempio delle Langhe in Piemonte ci ha abbondantemente insegnato.

Allo stato attuale si sta lavorando, intanto, per la proposta di inserimento del paesaggio nel registro Nazionale del Paesaggio Rurale, delle Pratiche Agricole e Conoscenze Tradizionali raccogliendo e sistematizzando diverse informazioni, dall’ubicazione e confini , alla descrizione degli elementi di significatività del paesaggio storico, alla descrizione delle pratiche agricole al fine di rispettare le scadenze annuali previste per tale inizio percorso.

Angelo Radica (Sindaco di Tollo)