“Ringrazio Peter e la commissione per la presentazione del pacchetto pesca, nel dettaglio concordo con il documento relativo all’organizzazione comune dei mercati, la nostra nazione conta un numero molto elevato di organizzazioni, di produttori ed è nostro interesse che le politiche che vi si rivolgono siano equilibrate.”
Così il ministro Masaf Francesco Lollobrigida a margine del Consiglio Agrifish dell’Unione Europea a Bruxelles.
“Condividiamo il fatto che la BCP ad oggi, sia risultata uno strumento abbastanza utile alla gestione delle risorse idriche. Esprimo alcune perplessità, ne è un esempio, lo hanno fatto anche altri colleghi, le modalità di applicazione dell’obbligo di sbarco che determina, così come disegnato, più costi che benefici, nonostante gli obiettivi che si pone siano lodevoli.
Colgo l’occasione per richiamare l’importanza che riveste l’acquacoltura come fonte di cibo salubre e sostenibile che può contribuire alla conservazione delle risorse marine. Il sostegno italiano alla acquacultura è convinto e in tale contesto nell’augurarci che ad oggi non vi sia alcuna previsione di modifica del regolamento di base, evidenziamo che ogni eventuale ragionamento di questa natura dovrà per l’Italia basarsi su una profonda e ripetuta consultazione con tutte le parti interessate.
Riferendomi invece al tema della transizione energetica, evidenzio come la crisi scaturita dall’aggressione della Russia all’Ucraina ha creato notevole difficoltà per il settore italiano, sia per la pesca che per l’acquacoltura. Una transizione verso fonti di energia più sostenibile è auspicata anche per l’Italia, ma è necessario identificare con chiarezza a quali fonti alternative si dovrebbe far riferimento.
Voglio ricordare che il piano operativo italiano per la programmazione FEAMP prevede misure atte al rinnovo delle imbarcazioni con ad esempio motore più basso per l’impatto ambientale. A livello nazionale, tuttavia, si rilevano preoccupazioni da parte del settore relativamente alla revisione della direttiva sulla tassazione energetica.
Passando infine al documento del pacchetto che più ci preoccupa, ovvero il piano d’azione, devo esprimere tutta la nostra perplessità e contrarietà rispetto alle misure proposte all’interno del testo, che in nessun caso rammento può e deve essere considerato un provvedimento vincolante.
Un documento che prevede misure gestionali così rilevanti richiede un approfondimento e una condivisione con tutte le parti interessate. L’Italia condivide la necessità di individuare strumenti più efficaci per ridurre le catture indesiderate e i rigetti in mare così com’è consapevole che occorra rivedere i piani di gestione dell’anguilla. Tuttavia, sarà opportuno valutare meglio i tempi e le modalità di attuazione di questi processi per evitare che ci si disperda in obiettivi difficilmente realizzabili.
Mi preme esprimere una forte preoccupazione. Sulla declinazione per il piano d’azione e in particolare sulla pesca a strascico.
Numerosi sforzi sono stati compiuti in questi anni nel corso dei negoziati che hanno portato all’attuazione di importanti misure come il regolamento per il Mediterraneo occidentale e la gestione della pesca a strascico nel mare Adriatico, solo per citarne alcuni. I nostri pescatori a causa della pandemia e della guerra hanno dovuto faticare a rispettarlo, ma hanno fatto quanto prescritto
Attribuire però a questo sistema di pesca l’esclusiva responsabilità del depauperamento dei fondali marini e delle risorse ittiche appare una esemplificazione e non può essere per noi, di conseguenza, accettata con queste modalità così come descritte. Così ci appare nel piano di azione. Auspichiamo quindi la revisione dei contenuti del piano che dovrà addivenire di concerto con gli Stati membri e con con gli operatori in particolare, al fine di arrivare all’individuazione di misure concrete ma condivisibili e, eque e sostenibili dal punto di vista economico.


