TESTIMONIANZE NUCLEARI
Pochi giorni fa è morto all’età di 88 anni lo scrittore giapponese Kenzaburo Oe. Tra i più importanti e celebri artisti del suo paese, vinse nel 1994 il premio Nobel per la letteratura. Giorgio Amitrano, in un interessante articolo pubblicato pochi giorni fa sul Manifesto, coglie molti aspetti interessanti del pensiero di Kenzaburo, tra i quali la sua posizione spesso molto scomoda rispetto alle politiche del suo paese.
Tra queste spicca sicuramente la sua critica all’ambiguità giapponese riguardo al pacifismo e al disarmo, linee guida della costituzione (imposta dagli USA) dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma rapidamente disattese. Si colga quindi l’occasione per riscoprire la sua letteratura, a partire da uno dei suoi libri più popolari: Note su Hiroshima.
Tra racconto e saggio, a partire dalle testimonianze delle bombe atomiche dell’agosto 1945, si afferma un accorato atto di accusa nei confronti di ogni politica di proliferazione nucleare e contro ogni tipo di violenza.
Nonostante il disastro le potenze si riarmano, ostentando il bicipite della bomba nucleare; che senso ha, allora, la memoria? In questo articolo le parole dello stesso autore sul ruolo del ricordo e delle testimonianze.
Il medesimo principio è alla base di un altro libro che ci sentiamo fortemente di consigliare, e che è giunto in libreria da pochissimi giorni. Si tratta di Disarmati, pubblicato per i tipi di Altreconomia. Il testo è di Riccardo Bottazzo, e il sottotitolo ne esplicita il significato: Paesi senza esercito e altre strategie di pace. Tra riflessioni sul presente e incursioni storiche, sono qui riportati molti esempi di paesi che hanno scelto il totale disarmo e una posizione di neutralità permanente.



