CAMPIONATI ITALIANI DI CAGLIARI: UNA GRANDE MOBILITAZIONE DI FORZE UMANE E MATERIALI HA PRODOTTO UN EVENTO COI FIOCCHI

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A si biri Cagliari. Lo sperano in tanti, la felicità, troppo difficile da contenere, rincorre nuove pianificazioni per convogliare nuovamente in Sardegna gli entusiasmi dei pongisti nazionali, rimasti colpiti da un meccanismo di accoglienza che merita un ragionato replay

Le quotazioni del Comitato Sardo della Fitet crescono. Merito anche del presidente Simone Carrucciu abile nel sapersi circondare di persone qualificate che nel proprio ruolo hanno saputo dare il massimo. E di questo se n’è accorto il presidente nazionale FITET Renato Di Napoli che lo ringrazia pubblicamente per il grande lavoro realizzato in sinergia. Ma un plauso va alla stessa Federazione che coinvolgendo le istituzioni locali come Comune di Cagliari, Regione Sardegna, Coni e CIP regionali ha gettato le basi per garantire un soggiorno impeccabile alla carica dei circa 600 tra atleti, dirigenti, arbitri, volontari e responsabili dell’allestimento.

L’isola pongistica esulta: nell’area sportiva di via Rockefeller e zone adiacenti si sono visti appassionati e non, ovviamente ne hanno approfittato soprattutto i più vicini, quelli del Campidano, zona che vanta una tradizione radicata ormai da oltre mezzo secolo. Ma anche il capo di sopra e il settore “centrale” hanno dimostrato tanto affetto e attaccamento alla causa. “Stiamo attraversando un buon momento – dice Simone Carrucciu – e non dobbiamo disperderlo. Mi auguro che la promozione della nostra disciplina prodotta durante gli Italiani si traduca in nuovi tesserati; piccoli, anziani, con disabilità non fa differenza, perché il nostro sport entusiasma senza conoscere età e barriere”.

Le cose funzionano al meglio se tutti i reparti possono interagire con la massima autorevolezza: “Indubbiamente è importantissimo affidarsi a persone esperte alla continua ricerca di nuove scommesse per affinare il proprio profilo personale– dice Carrucciu – ma in questi casi la componente fondamentale è il gioco di squadra; con la chiara e limpida esposizione delle criticità si fa in modo che insieme si superino senza danni”.

La lista dei ringraziamenti sarebbe lunghissima, Simone Carrucciu ne manda uno gigantesco. Mas un pensiero particolare lo rivolge a determinati destinatari come il presidente Renato Di Napoli, lo staff federale, volontari e collaboratori. E poi a tutti coloro che hanno alimentato la diffusione di una delle discipline più praticate nel pianeta.

Al di là del successo organizzativo e mediatico il movimento pongistico sardo gongola anche per la vagonata di medaglie che sono arrivate. Dopo gli strepitosi podi riscontrati nei terza e seconda categoria, lascia di stucco l’asseminese figlio d’arte John Michael Oyebode che negli assoluti, ovvero la crema del tennistavolo made in Italy si è trovato ad un passo dalla finalissima nel singolare, ma capace di conquistare comunque un oro e due bronzi. Ai suoi risultati si sono aggiunti l’argento e il bronzo del marcozziano Antonino Amato nel doppio misto e maschile. E bronzo pure per il Tennistavolo Norbello con Veronica Mosconi nel doppio femminile.

OLTRE L’AGONISMO DEI CAMPIONATI ITALIANI: TRA ARBITRAGGI E VOLONTARIATO

DALLA PARTE DEGLI ARBITRI. PARLA NICOLA MAZZUZZI

Dei venticinque arbitri presenti a Cagliari, tre hanno rappresentato la Sardegna: Nicola Mazzuzzi, Rossana Spiggia e Daniele Vacca. Grande assente il FAR e arbitro internazionale Emilia Pulina, alle prese con un lungo periodo di convalescenza.

“L’assenza di Emilia si è sentita enormemente – dice il cagliaritano Nicola Mazzuzzi – per noi sardi è un’istituzione, un punto di riferimento. Sono sicuro che riprenderà ad arbitrare, porterà come sempre la bandiera dei quattro mori nel mondo con la sua condotta impeccabile. Tutti quelli che la conoscono mi hanno chiesto di lei, mi dispiace che le sue condizioni fisiche non le hanno permesso di fare almeno un salto a Cagliari. Mi sarebbe piaciuto molto averla qui fra noi, le avrebbe dato qualche stimolo in più nella terapia di recupero. E poi avrebbe assorbito un po’ di allegria perché ce n’era tanta”.

Nicola sta vivendo una stagione intensa, quella di Cagliari è stata la sua cinquantanovesima designazione, anche se come giudice di sedia latitava dal 2010: “Su certe cose mi sono sentito arrugginito, all’inizio ne ho risentito, ma in fin dei conti non mi posso lamentare nonostante non sia più abituato a certi ritmi”.

Come avete vissuto la quotidianità tra arbitraggi e tempo libero?

Eravamo un bel gruppo di arbitri e le gare sono state ben scaglionate nei giorni. Non ci sono stati sovraffollamenti soprattutto perché gli spazi erano più che sufficienti e si riusciva a gestire gli orari molto efficacemente.

Hai fatto parte di un gruppo numeroso

Ci sono nuovi innesti, tra cui qualche giovane che è utile ad abbassare la media d’età. Ci siamo divertiti, l’affiatamento non è mancato. Quando non eravamo impegnati siamo stati piacevolmente assieme nell’attesa della partita successiva da arbitrare. Si parlava e si rideva come dovrebbe essere in qualsiasi manifestazione. Insomma, non ho visto elementi che disturbavano l’armonia arbitrale.

Siete stati molto severi?

Per la verità ho visto belle partite, talvolta qualche giocatore è stato espulso. Le decisioni erano sacrosante ma evitabilissime se i pongisti fossero stati un po’ più assennati. Nel complesso il comportamento si è dimostrato all’altezza.