PNRR, ITALIA TRA RASSICURAZIONI E RICHIESTE DI FLESSIBILITÀ

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Dopo le esternazioni del capogruppo leghista Riccardo Molinari, il Ministro Raffaele Fitto ha annunciato che il Governo Meloni riferirà in Parlamento sullo stato di aggiornamento attuativo del Pnrr

L’impressione è che l’invito della Lega a rinunciare a una quota dei fondi a debito, 120 miliardi su 191 totali, nasconda in realtà un duplice disagio del partito del Vicepremier e Ministro alle infrastrutture Matteo Salvini: da un lato, il rischio di doversi assumere una responsabilità politica in caso di anche solo parziale mancata attuazione del Piano di ripresa e resilienza che consiste appunto in un ricco elenco di opere pubbliche statali e locali; dall’altro, il riposizionamento di Forza Italia a fianco di Fratelli d’Italia nell’ottica di quella alleanza tra Popolari e Conservatori europei a cui la Premier Meloni sta lavorando in vista delle elezioni europee del 2024 e che non annovera la destra radicale e neofascista di identità e democrazia cui appartiene il gruppo del Carroccio a Strasburgo.

Meloni, con il sostegno del Capo dello Stato Sergio Mattarella, ha riaffermato che l’attuazione del Pnrr è l’obiettivo finale che palazzo Chigi vuole portare avanti con completezza di capacità di utilizzo delle risorse, pur nell’ambito di un percorso di rimodulazione che tenga conto delle emergenze successive alla fase post pandemica e sopraggiunte a seguito della guerra russa in Ucraina, circostanza che il recovery fund iniziale della UE non poteva ovviamente prevedere.

È stato il piemontese Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, a confermare tale linea, esprimendo l’intento della maggioranza governativa di procedere con determinazione su capitoli come energia e fonti alternative, nonché la lotta alla siccità, lasciati ai margini nel Pnrr originario e verso i quali reindirizzare risorse che altrimenti rischierebbero, se fossilizzate su progetti adesso resi più onerosi e complicati dai maggiori costi delle materie prime, di rimanere inutilizzate o sottoutilizzate o di sforare il termine fatidico del 2026.

Secondo Malan, i progetti rallentati dal vaglio di Bruxelles fanno riferimento alle decisioni ancora risalenti al Governo Draghi, e su di essi l’esecutivo di Giorgia Meloni è impegnato a produrre le integrazioni e le risposte ai rilievi sollevati, al fine di sbloccare la terza rata da 19 miliardi del Piano europeo post pandemico e di mettere al sicuro altresì la quarta tranche da 16 miliardi.

Nel frattempo, a Roma ha fatto tappa il commissario UE, con delega al bilancio e alla programmazione, il politico austriaco Johannes Hahn, il quale assieme al collega italiano Paolo Gentiloni è l’autorità interlocutrice e vigilante, da Bruxelles, sulle procedure di progettazione e di gestione attuativa del Pnrr: il commissario Hahn ha svolto, nell’ordine, colloqui con il Vicepremier e Ministro degli esteri Antonio Tajani e con i Ministri Giancarlo Giorgetti, all’economia, e Raffaele Fitto, delegato ai rapporti con l’Unione Europea e al recovery plan.

L’appello dell’Italia è per una maggiore flessibilità che tenga conto dello scenario provocato da una guerra alle porte dell’Unione Europea e dagli incalzanti cambiamenti climatici, e che indirizzi le scelte della Commissione in sede di predisposizione dei prossimi atti di bilancio comunitario e di programmazione dei fondi strutturali e ordinari, quelli a cui i singoli Stati membri della UE devono contribuire in funzione del proprio peso economico.

Il Ministro Giorgetti ha parlato di un colloquio cordiale, nel quale entrambe le parti, Roma e Bruxelles, hanno condiviso le criticità sopraggiunte e l’importanza di trasformare in progetti di investimento le risorse a disposizione, senza perderle ma al contrario grazie alla possibilità di reindirizzare le stesse in maniera meno rigida e concordemente più elastica, dal punto di vista sia dei tempi a disposizione che dei settori di riferimento.

La questione è reputazionale: se dovesse prevalere la linea Salvini, l’Italia perderebbe forza contrattuale con la Commissione, in vista della nuova pianificazione di bilancio, e scoraggerebbe eventuali nuovi investitori esteri, sia industriali che di capitale, riaccendendo le paure di un rischio Paese e di una recrudescenza dello spread.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI