“…finì il corso della sua vita il giorno medesimo che nacque…”
Giorgio Vasari racconta nelle ‘Vite’ che Raffaello fu un dono del Cielo per il suo talento immenso, per la sua grandezza smisurata, per il suo genio divino.
“Quanto largo e benigno si dimostri il cielo nell’accumulare in una persona sola l’infinite richezze de’ suoi tesori (…) chiaramente poté vedersi nel non meno eccellente che grazioso Raffael Sanzio da Urbino. Il quale fu dalla natura dotato …”
Straordinariamente capace e per di più di bell’aspetto, il pittore nella sua breve vita aveva dipinto l’inimmaginabile, riuscendo ad assecondare i gusti di favolosi mecenati, come i papi Giulio II della Rovere e Leone X de’ Medici.
Raffaello di Urbino, sempre parola di Vasari, “non visse da pittore, ma da principe”.
Come un “dio mortale” fu sepolto nel Pantheon, il tempio di tutti gli dei.
Memorabile è l’epitaffio che all’artista dedicò l’umanista Pietro Bembo:
“Qui giace Raffaello: da cui la Natura – quando era in vita – ebbe il timore d’essere superata, ora che è morto la Natura stessa teme di morire”.
‘La Madonna del cardellino’ degli Uffizi aiuta a comprendere il significato di queste parole.
Basta guardare l’uccellino spaurito fra le mani di San Giovannino e Gesù Bambino.
Non vi sembra vivo più che in Natura?
Raffaello Sanzio, Madonna del Cardellino 1506c., Uffizi



