Una città la si può scoprire leggendo libri o guardando una serie di foto, conoscerla parlando con i suoi abitanti o, meglio, spostandosi in essa con un mezzo di locomozione, ovviamente con una conoscenza mai del tutto completa; l’ideale sarebbe passeggiare a piedi ed osservare ciò che ci circonda
Ed è proprio affidandosi a questa idea dello spostarsi lentamente che l’autore di oggi, Piergiuseppe Meinetti, ha saputo parlarci della sua Torino in modo diverso: ricercando e descrivendo le principali lapidi e i busti – soprattutto quelli posti sui muri esterni delle case – che ha incontrato nei vari quartieri della città.
Certo qualcuno sarà stato dimenticato – sono moltissimi in realtà questi punti di interesse – ma quanto trovato e spiegato è in grado di tracciare un quadro significativo dei vari personaggi, storici, politici, dell’arte o della scienza, che sono nati, hanno vissuto o hanno solo soggiornato nel capoluogo piemontese; senza dimenticare in questo excursus i vari avvenimenti, e momenti, che hanno visto le masse, i cittadini, coinvolti in importanti fatti storici.
Si scoprono così nomi noti: Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, Camillo Benso conte di Cavour… e tante targhe che ricordano gli eroi della II Guerra Mondiale e della Resistenza… ma anche parecchie curiosità, personaggi che qui non pensavamo di trovare, ricordi di fatti che hanno segnato indelebilmente questa comunità. Noi ne abbiamo selezionati 18, che vi presentiamo nell’ordine in cui si susseguono nel libro, senza per questo classificarli come più importanti o principali, molto semplicemente perché sono quelli che maggiormente ci hanno personalmente colpito.
A pagina 20 incontriamo Antonio Benedetto Carpano, forse da tanti dimenticato ma che dal 1870 agli anni ’60 del Novecento fu conosciutissimo per “l’aperitivo” ed il suo “Punt & Mes” persino immortalato in una canzone di Nicola Arigliano. Seguono i 52 morti ed i 135 feriti caduti nelle manifestazioni del 1864 per il trasferimento della capitale da Torino a Firenze ed a pagina 31 il ricordo del celebre scienziato Galileo Ferraris, precursore del motore elettrico asincrono e l’epigrafe della casa in cui abitò dal 1919 al 1921 Antonio Gramsci, fondatore del Partito Comunista Italiano.
Secondo Pia è un nome che dice poco di per sé, pure egli fu il primo fotografo ad immortalare con estrema chiarezza il negativo-positivo dell’immagine relativa all’uomo rappresentato nella Sindone, foto sviluppata il 25 maggio 1898.
Chi l’avrebbe detto? Ebbene Erasmo da Rotterdam, sommo filosofo, fu qui a Torino che si laureò il 4 settembre 1506; fatto ricordato dalla lapide che alcuni suoi “ammiratori” posero il 4 luglio 1876 nel loggiato del cortile del Palazzo dell’Università di via Po, 17.
Il busto di Amedeo Avogrado, personaggio dottissimo e virtuoso, nato a Torino il 9 agosto 1776, campeggia anch’esso nella bella edicola nel loggiato di via Po, 17; i suoi studi in chimica anticiparono quelli del Mendeleev là dove dimostrò che volumi uguali di gas diversi nelle stesse condizioni di pressione e temperatura contengono lo stesso numero di molecole, mentre al n. 18 della stessa via troviamo l’epigrafe di Ascanio Sobrero, scopritore della nitroglicerina, forse meno noto di Nobel, che la stabilizzò senza rischi, ma non meno importante.
Emilio Salgari, il grande scrittore veronese, a Torino visse “in onorata povertà” continuando a scrivere con genialità avventurosa e inesauribile fantasia, qui suicidandosi il 25 aprile 1911. Poche parole servono per citare Pietro Micca che per salvare Torino dall’assedio dell’Armata di Francia si sacrificò facendosi esplodere nella galleria della Cittadella il 30 agosto 1706.
Seguendo i portici della piazza di Porta Susa verso via Bertola, troviamo al numero 1 il Palazzo Perini: in questa casa nel 1886 Edmondo De Amicis compose il libro “Cuore”. In via Corte d’Appello scopriamo con stupore che il 14 gennaio 1771, appena quindicenne, W. A. Mozart fu qui portato dal padre per intercessione dei conti Firmian e Castellar con l’intento d’imparare cose nuove e il desiderio di fargli comporre un’opera per il Teatro Regio. Persino Torquato Tasso abitò, pur se per pochi mesi, una casa di via della Basilica, 9 “nel cadere dell’anno 1578”.
Che dire del famoso “Cirio”(Francesco Cirio, nato a Nizza Monferrato il 24 dicembre 1836) sì, quello dei pelati oggi in Campania, che proprio a Porta Palazzo iniziò da garzone la sua grande scalata al mondo della conservazione? E proprio in piazza della Repubblica, al 24/c, si trova un bel monumento di bronzo che lo ricorda.
Mario Soldati, scrittore e regista, torinese nato nel 1906, ai Murazzi ha una lapide che ricorda la sua medaglia d’argento al Valor Civile per essersi tuffato sedicenne nel Po salvando un suo coetaneo, nipote dell’arcivescovo. Nell’erba del giardino di piazza Cavour, su una pietra incisa, viene ricordato Pinin Pacot (Giuseppe Pacotto, morto nel 1964) fine poeta e convinto tutore della lingua e delle usanze piemontesi, che molto ha fatto per tutelare entrambi.
Nel palazzo d’angolo tra i corsi Einaudi e re Umberto nacque Marcel Bich che “semplificò la scrittura” e con genialità lanciò nel mondo una scoperta precedente: “la biro”.
Infine Cesare Pavese viene ricordato in via Lamarmora 35, nel palazzo in cui il grande poeta e scrittore piemontese abitò per 20 anni.
Personaggi noti e meno noti, con storie perlomeno interessanti, immortalati su “lapidi” per ricordare ai presenti ed ai posteri i protagonisti di una città, Torino, che più la si conosce più non finisce mai di stupire.
Franco Cortese




