Gli ospedali sono lazzaretti ma il governo Meloni continua a spendere miliardi in armi

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Da eroi della pandemia, a dimenticati dal Governo. Questa la strana storia dei medici e degli infermieri italiani o più in generale del Sistema sanitario nazionale che dopo aver dimostrato la propria importanza durante la pandemia, malgrado carenze di organico e tagli continui alla spesa statale nel settore, sembrava destinato a una rinascita

Del resto le promesse in tal senso sono state numerose e davanti al fiume di denaro del Pnrr sembrava possibile, per non dire certo, un cambio di rotta per questo vitale comparto che, incomprensibilmente, è da sempre sacrificato dalla politica. Peccato che finita l’emergenza, nulla è cambiato e anzi sembra proprio che con il governo di Giorgia Meloni si preferirà destinare le risorse ad altri settori e in particolare a quello della Difesa, con l’acquisto di ulteriori armamenti.

A lanciare il grido d’allarme è il Movimento 5 Stelle e in particolare Giuseppe Conte che ieri, con un lungo post su Facebook, ha spiegato che “la fine del Sistema sanitario nazionale pubblico e universalistico” che si sta venendo a creare per via delle scellerate decisioni del governo, “porterà a un disastro sociale ed economico senza precedenti. Ma temo che nessuno se ne renda conto”.

GLI EROI DIMENTICATI DEGLI OSPEDALI

Come spiegato dal leader pentastellato “mentre il Governo continua a puntare sull’aumento delle spese militari, battendosi perché siano scorporate dai vincoli di bilancio, i problemi quotidiani che i cittadini vivono sulla propria pelle rimangono sullo sfondo, privi di risposta. Nella sanità la situazione sta diventando drammatica”.

Difficile dargli torto visto che è innegabile che le liste di attesa già sterminate anziché diminuire stanno progressivamente aumentando, come anche che i pronto-soccorso sono vicini al collasso per un carico di lavoro letteralmente ingestibile. Per non parlare del fatto che, come già visto durante la pandemia, medici specialisti e infermieri scarseggiano e le assunzioni promesse dalla politica sono, ancora una volta, ferme al palo.

IL PROBLEMA DEGLI ORGANICI

“Le stime dei sindacati di settore calcolano una carenza di oltre 60mila infermieri nell’organico del nostro Sistema sanitario nazionale, mentre le dimissioni dei medici dalle strutture pubbliche nel biennio 2020-2021 sono state circa 7 al giorno, e sono in costante aumento” senza che ci sia il necessario ricambio, aggiunge Conte. Davanti a queste storture è inevitabile che “chi può si rifugia nelle strutture private, di qui la crescita della spesa sanitaria privata, che ha superato il 25% di quella complessiva, per un importo di 623 euro a persona.

Con il risultato che si acuiscono le diseguaglianze già esistenti: si oscilla da un massimo 849 euro pro-capite a un minimo di 335 euro, con un’ovvia sperequazione tra le regioni del Nord e le regioni del Sud”. Con prospettive nerissime visto che il governo di Giorgia Meloni anziché guardare alla Sanità nel suo complesso, continua a puntare sulle autonomie differenziate che inevitabilmente finiranno per acuire il gap tra la sanità del nord Italia, da sempre all’avanguardia e già dotata di fondi più ingenti, e quella del centro-sud in cui la situazione è drammatica.

Davide Manlio Ruffolo