Guardando ai segnali di un simultaneo rallentamento di inflazione e crescita economica, sono usciti in settimana gli attesissimi dati riguardanti l’inflazione in USA e le minute del FOMC di marzo
Sul primo fronte il report sull’inflazione al consumo ha mostrato una netta discesa del dato headline su base annua (rispetto al mese precedente), ma al tempo stesso una salita nei prezzi “core” (risaliti dal 5.5% al 5.6%). Un report che quindi rivela l’assenza di ulteriori problemi inflazionistici (quali nuove fiammate), ma contemporaneamente presenta una sorpresa (solo sul dato headline) troppo risicata rispetto alle attese per far pendere decisamente la bilancia dal lato di una pausa da parte della Fed. Questo ha lasciato ancora una forte probabilità di aumento di 25 bp dei tassi da parte della Fed a maggio, nelle curve futures.
Indicazioni più robuste di un rientro dell’inflazione sono giunte dal dato relativo ai prezzi alla produzione delle aziende Usa, calati di mezzo punto percentuale su base mensile, e in decelerazione a 2.7% su base annua: un chiaro segnale di allentamento dei problemi nelle catene di approvvigionamento e dei costi dei fattori di produzione.
Prezzi al consumo moderatamente in calo e prezzi in input in discesa favoriscono tra l’altro il mantenimento dei margini da parte delle imprese.
Ma sono state le dichiarazioni della Federal Reserve (Fed), attraverso la pubblicazione dei verbali dell’incontro del Federal Open Market Committee (Fomc) di 21-22 marzo, a destare le maggiori sorprese. I policymaker hanno sostanzialmente ridotto le loro aspettative di rialzi dei tassi per quest’anno, con un comitato diviso fra la preoccupazione per il reale impatto della crisi del settore bancario sull’economia Usa e su un credit crunch e la lotta all’inflazione.
La Fed di fatto, per la prima volta da anni, nello scenario base ha ammesso di attendersi una recessione, per quanto “leggera”: affermazioni che confermano i timori degli investitori di una crescente probabilità almeno di una breve recessione in Usa quest’anno a causa proprio della stretta monetaria condotta.
I tassi in Europa invece sono stati sostenuti da una retorica più aggressiva da parte dei membri della Bce, con le scadenze più brevi a mostrare i rialzi più marcati. I future scontano tre rialzi da 25 bps per la Bce entro l’autunno, con il corollario di un indebolimento del dollaro vs l’euro che approfitta della chiusura del differenziale dei tassi.



