Non so quanti anni abbia Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento. Giovedì scorso ha firmato un altro decreto: l’orsa Ji4 va abbattuta
Non basta la reclusione, né il trasferimento altrove: condanna a morte. Mi sono chiesto che età abbia Fugatti perché forse è di una generazione che fa confusione tra cartoni animati e vita reale, e assegna agli animali caratteri, vizi e virtù degli umani: l’orso Yoghi è bravo, l’orso Baloo anche, Jj4 no. Ora anche se fosse così, l’umanizzata Jj4 ha molte buone attenuanti per evitare la pena capitale: ha agito, uccidendo nei boschi di Caldes il giovane Andrea Papi, credendo di difendere i suoi cuccioli. E dunque la sentenza di Fugatti sa di vendetta.
Questo dibattito, dove gli animalisti in genere si trovano opposti agli abitanti della zona, preoccupati, è per me, comunque un lusso. Ricordo bene l’orso Medved di Sarajevo, il Silenzioso, ridotto a morire di stenti in gabbia durante l’assedio, perché nessuno si azzardava ad aprigliela. Ricordo una volta in Albania di essermi imbattuto in un orso al guinzaglio, retto da un gitano romeno. L’orso aveva il pelo sporco e un’aria triste, ed era legato al guinzaglio da un anello al naso, che doveva fargli così male da renderlo remissivo, non tirava da alcuna parte, limitandosi e ciondolare un po’ la testa. Ma quando il socio del domatore si mise a suonare la fisarmonica, l’orso si rizzò sulle zampe posteriori e accennò qualche movimento buffo: era il ballo dell’orso. Insopportabile, e per fortuna ormai è una pratica bandita, e gli orsi ballerini sono stati raccolti in una riserva, e vivono liberi dagli anelli al naso e dai giochi degli uomini che girano con il cappello in mano e raccolgono monetine nel cappello.
Per quel che mi riguarda da allora ho smesso di scusarmi, muovendomi maldestramente in un lento, con le parole “ballo come un orso”. Ma oggi è un lusso: davanti a questi ricordi il dibattito dei nostri giorni – uccidere o no l’orso – sembra una cosa civile, di un tempo generoso o feroce, ma senza pretesa di domare, almeno per divertimento. Il fatto è che fino a uno o due secoli fa, l’orso e l’uomo convivevano in quelle terre. L’uomo conosceva i luoghi, le stagioni, i rischi. E l’orso lo stesso. Se qualcuno moriva, non c’era la televisione, e una caccia da sostentamento evitava, senza saperlo, la sovrappopolazione degli orsi.
Di recente l’orso è stato reintrodotto, per decisione degli uomini. E, come una coppia che si ritrova cinquant’anni dopo, devono, uomini e orso, reimparare a vivere insieme, a trovare un equilibrio. Il territorio è più antropizzato, nei boschi non si va più solo per legna, siamo diventati intoccabili, e gli orsi sono rimasti gli stessi. Uccidere l’orsa non serve a niente, non è neppure una lezione per gli altri orsi. E neppure per noi umani.
Per quel che mi riguarda mi è tornata in mente una storia di Dino Buzzati, la famosa invasione degli orsi in Sicilia. Che entrano in guerra con gli uomini, e finiscono per copiarne i vizi, organizzando feste e bische, e snaturandosi. Finché il più saggio propone di tornare a fare gli orsi, sulle montagne, e lasciar perdere. Ecco “snaturare”, imporre comportamenti e valori estranei alla natura degli esseri viventi mi pare la parola chiave.
Ma, insomma, la storia di Buzzati uscì dapprima sul Corriere dei Piccoli, illustrata dallo stesso Buzzati, poco dopo la guerra. La notizia dell’ultimo decreto di Fugatti l’ho letta sul Corriere della Sera, le pagine per noi grandi.
(Toni Capuozzo)



