LA LOTTA ALLA CO2 RISCHIA DI SOFFOCARE I PORTAFOGLI DI FAMIGLIE E IMPRESE

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Anche il Governo Italiano, nonostante il pronunciamento contrario dei gruppi di centrodestra al Parlamento di Strasburgo, ha finito con l’approvare, per lo più in via definitiva, la proposta di direttiva della Commissione UE che da qui al 2030 interdirà l’utilizzo di caldaie a gas e motori termici. Con la prospettiva quasi immediata di rincari sulle bollette del riscaldamento e alle stazioni di servizio.

Il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, che si avvale della presidenza di turno della Svezia – formalmente diretta da un Governo conservatore affine all’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni -, ha approvato in via finale, con il voto di assenso del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in rappresentanza di palazzo Chigi, lo schema normativo elaborato dagli uffici di Ursula von der Leyen per la progressiva decarbonizzazione dell’economia del vecchio Continente da qui al 2030.

Si tratta di una decisione tutt’altro che astratta, o teorica, ma che al contrario inciderà e non poco sulle bollette dovute da cittadini e imprenditori. Con tale provvedimento collegiale, infatti, è stato acceso una volta per tutte il semaforo verde sulla riforma degli ETS.

Che cosa sono questi ultimi? Qui viene in aiuto l’educazione finanziaria. Essi sono dei titoli cartacei che rappresentano determinate quote di CO2, ovvero di anidride carbonica, che vengono immesse sul mercato dei derivati da parte delle aziende meno energivore al fine di sostenere la continuità produttiva e lavorativa di quelle a più alta intensità di consumo di combustibili fossili. Dal momento che il collocamento degli stessi si realizza tramite il meccanismo delle aste, inevitabilmente il valore di questi si accresce e, in teoria, dovrebbe indurre le imprese interessate a investire in tecnologie dedite all’utilizzo di fonti alternative agli idrocarburi e quindi rinnovabili.

La riforma degli ETS, fortemente voluta dal Vicepresidente della commissione UE Frans Timmermans, si prefigge un ulteriore aggravio oneroso di tali certificati, riducendo di molto l’area di quelli negoziabili gratuitamente e allo stesso tempo estendendo il loro regime ai prodotti siderurgici importati, ai combustibili per aviazione e autotrazione e finanche al riscaldamento delle nostre abitazioni.

Questo comporterà inevitabilmente un aggravio sia delle bollette a carico delle persone e dei titolari d’azienda, sia del conto complessivo del classico pieno di carburante alla stazione di servizio.

Le associazioni dei consumatori hanno quantificato che, fin da subito, per effetto dei movimenti speculativi alimentati dalle attese rialziste connesse alla nuova direttiva UE – per quanto ancora da recepire nei singoli ordinamenti nazionali degli Stati membri -, su base annua il rincaro delle bollette per il riscaldamento ammonterà come minimo a 260 euro (quindi addizionali rispetto agli importi attuali), mentre per ogni pieno di benzina, diesel o gasolio il maggiore esborso per automobilista sarà di 12 euro.

Come mai, tuttavia, il nostro esecutivo, nonostante il pronunciamento contrario delle delegazioni di Lega e Fratelli d’Italia (astenuta Forza Italia) nell’aula del Parlamento UE, in sede di Consiglio europeo sotto la presidenza svedese ha assentito al nulla osta nei confronti di una simile proposta direttiva?

La motivazione starebbe nel dispositivo relativo alla parte finanziaria della direttiva, che prevede la costituzione di un fondo di compensazione di importo fra i 65 e gli 85 miliardi di euro, per incentivare e sostenere la transizione ecologica dei meno abbienti, e la possibilità per l’Italia di disporre di una quota di proventi, derivabili dalle aste degli ETS, di importo pari almeno a 7 miliardi.
Cifre che, se rapportate nel primo caso al vecchio Continente e nel secondo caso a una platea di case in larghissima maggioranza appartenenti alle classi di consumo più energivore, rasentano la totale insufficienza per non dire la farsa, in relazione a un potere medio d’acquisto sempre più compresso che imporrà al Governo italiano (Meloni o chiunque esso sia) di mettere a disposizione da 60.000 a 100.000 euro di agevolazioni per ogni unità abitativa per garantire la piena neutralità ecologica e tecnologica.

Ecco, allora, che il contrasto alla CO2 rischia di diventare particolarmente asfissiante per i nostri portafogli già esangui e per nulla bilanciati né dai price cap né dai cunei fiscali. Perché spesso il cuneo è puntuto e può fare involontariamente male.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI