Molto, molto falco ma assai poco aquila. Nel senso che il rigorismo monetarista minaccia di essere fine a se stesso, autoreferenziale ma scarsamente o per nulla orientato alla lungimiranza
Con effetti evidenti fin da ora sui mutui a tasso variabile e sulle nuove emissioni di titoli obbligazionari del debito pubblico destinati a rifinanziare la quota in scadenza del passivo dello Stato con maggiori oneri a carico dei contribuenti e il rialzo del famigerato spread.
Come se non bastasse, e il Governo Meloni sembra avere seguito Lagarde precorrendo la sua raccomandazione – con buona pace degli strali lanciati inutilmente contro la BCE da autorevoli Ministri – la Presidente della Banca centrale europea chiede che l’austerità portata avanti sul piano della politica monetaria venga sposata sul terreno delle scelte fiscali immediate, ponendo fine alla stagione dei sussidi e dei sostegni fiscali adesso che le bollette energetiche sarebbero in calo. Ciò al fine di evitare una ripresa della domanda che avrebbe pressioni inflazionistiche già di per se stesse alimentate dai profitti e dai salari presenti in alcuni settori.
Si tratta della dettatura di una linea di indirizzo che lascia assai perplessi, considerato che oltre Atlantico si verifica che la Federal reserve, ossia la Banca centrale degli Stati Uniti d’America, ha sì aumentato il costo del denaro – di 25 punti base così come in Europa – ma nello stesso tempo l’amministrazione Biden ha varato un Inflaction reduction act (Ira) da alcune centinaia di miliardi di dollari ulteriormente incoraggiato da un prezzo di riferimento dell’energia di sette volte inferiore alle quotazioni in corso in Europa.
Palazzo Chigi sembra avere recepito addirittura con foga preventiva l’invito di Christine Lagarde, mettendo in legge di stabilità la previsione di un mancato rinnovo dello sconto relativo agli oneri di sistema nella bolletta del gas, che infatti torna ad aumentare allarmando le associazioni di utenti e consumatori nel mercato cosiddetto tutelato e inducendo così il Governo di centrodestra a uno scontro di livello istituzionale con l’autorità di regolazione e vigilanza ARERA in ordine alle responsabilità di non prorogare le agevolazioni all’interno delle tariffe energetiche.
Sta di fatto che la BCE si attende un effetto severo nell’ambito monetario e finanziario dell’economia, mentre restano tutte da quantificare le conseguenze nelle sue componenti reali. Il che, tradotto diversamente, significa che l’Eurotower scommette su una capacità di resilienza dei sistemi imprenditoriali e produttivi del vecchio Continente, incoraggiata dagli aiuti finalizzati alla transizione ecologica e digitale. Questa, però, è una pagina da scrivere e sulla quale non esistono provate certezze, soprattutto per quelle aziende che sono esposte nei confronti dei prestiti erogati dalle Banche e che possono contare unicamente sulla riforma dell’Ires che ammette la deducibilità degli interessi passivi e sulla proroga del fondo di garanzia delle PMI la cui efficacia è stata testata durante il periodo pandemico pur avendo generato un picco del debito privato in assenza di sussidi pubblici a fondo perduto.
L’Italia si ritrova così a dover fare i conti con il quadro macroeconomico annunciato da Christine Lagarde altresì per i periodi seguenti, lungo i quali saranno confermate le attuali tendenze rialziste da cui deriveranno forti pressioni sui costi del servizio per il rifinanziamento del debito pubblico – indicato a quota 3300 miliardi di dollari entro il 2025 – e margini sempre più bassi per politiche di espansione interna avversate dalla stessa BCE.
Proprio in una fase in cui Meloni e il ministro Giancarlo Giorgetti vorrebbero poter comunicare con sicurezza la possibilità di rendere strutturale e permanente lo sconto praticato sul cuneo contributivo del costo del lavoro, un’operazione di fiscalizzazione degli oneri sociali che su base annuale avrebbe un costo a bilancio di undici miliardi, ai quali deve essere aggiunta la proposta del viceministro alle finanze Maurizio Leo di alleviare la pressione fiscale sulle tredicesime mensilità natalizie dei dipendenti. I quali potrebbero però dover dedicare la maggiore differenza in busta paga non allo shopping di fine anno ma al sovraccosto delle bollette.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




