Era da 15 anni che il tasso variabile in partenza, non costava più di quello fisso

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La Banca Centrale Europea, alla luce delle persistenti pressioni inflazionistiche,  ha alzato i tassi di interesse di 25 basis point, collocando  il tasso sui depositi al 3,25% e il tasso di rifinanziamento principale al 3,75%, una nuova stretta  che inciderà pesantemente sui conti dei risparmiatori, soprattutto  per chi ha stipulato  un mutuo a tasso variabile , mentre il ritardo e il vigore  della trasmissione all’economia reale rimangono dubbiosi

Dall’esame dell’inflazione ‘core’ dell’Eurozona che si assesta al 5,6%, pare che la BCE non abbia ancora terminato la sua azione. Nella norma il costo del denaro dovrebbe  sovrastare l’inflazione per avere la possibilità di combatterla. Perciò o l’inflazione scende velocemente oppure la Banca Centrale Europea dovrà rivedere nuovamente i tassi . Nel frattempo sono previsti altri due rialzi entro la fine dell’anno ed una flessione entro Dicembre 2025.

Ciò non significa che rivedremo i tassi esigui a cui ci siamo abituati negli ultimi anni. Sono riflessioni che i mutuatari  – sia chi sta valutando una richiesta di mutuo, sia chi il mutuo lo ha già stipulato e sta studiano la possibilità di migliorarlo o attraverso una rinegoziazione o tramite surroga – dovrebbero fare per valutare l’intervento a loro più conveniente. Il tema dei finanziamenti è molto più elaborato di quanto si possa credere: il mutuo infatti segue il cliente di norma per qualche decennio e non si può quindi circoscrivere al solo raffronto dei tassi di interesse.

Va incluso nel portafoglio del cliente affinchè vengano creati i presupposti per la sostenibilità della rata negli anni. Occorre un’analisi della composizione del nucleo familiare e dell’attitudine a produrre reddito nel tempo, analizzando anche le fonti extra.

Considerato l’impegno a lungo termine è sempre consigliabile la stipula di una polizza assicurativa per fronteggiare gli imprevisti che potrebbero verificarsi nel tempo a tutela del nucleo familiare al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati. E’ così opportuno evitare di concentrarsi solo sul mutuo anche perchè la perdita per esempio del posto di lavoro produce effetti maggiori rispetto ad una rata crescente a seguito del rialzo dei tassi di interesse.

I dati indicano comunque che i titolari di un mutuo a tasso variabile a 30 anni , se la BCE alzerà ancora i tassi, per esempio a luglio e a settembre, avranno una rata aumentata di circa il 60% da quando la Banca Centrale ha avviato questa iniziativa di strette per contrastare l’inflazione galoppante. Quali altre possibilità avranno allora chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile? Chi ha una discreta  liquidità può valutare la riduzione (parziale o totale) del debito residuo.

Oltre a ciò si può valutare un miglioramento delle condizioni del mutuo.

Chi per esempio sta pagando uno spread dell’1% da sommare all’Euribor (che potrebbe avvicinarsi al 4% entro la fine dell’anno) si avvicinerebbe ad un tasso del 5%. Altri invece, con spread superiori , lo  supereranno. In questi casi la surroga potrebbe rivelarsi vantaggiosa perchè le migliori condizioni permetterebbero di scendere a tassi più bassi di quelli attuali. Il tasso fisso vince in ogni caso.

Era da 15 anni che il variabile, in partenza, non costava più del tasso fisso. Anche per questo motivo nel mese scorso sul canale online il 95% delle richieste optava per la soluzione a tasso fisso. Infine il Governo nel mese di  Dicembre 2022 ha prorogato  la sospensione delle rate dei mutui  per l’anno in corso tramite  il Fondo di solidarietà sui mutui prima casa. Possono richiedere il  congelamento delle rate coloro che hanno perso, anche momentaneamente, il lavoro, oltre a determinate  categorie di mutuatari.

Francesco MEGNA