Giornata mondiale della password

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Dal 2013 si festeggia, il primo giovedì di maggio, la giornata mondiale della password. Cercando di documentarmi, mi sono accorto che ogni giorno è la giornata mondiale di qualcosa, quindi ritengo che la creazione di questi momenti sia stata decisa per ribadirci l’importanza di cose alle quali forse diamo poca rilevanza nella nostra vita comune

Ma torniamo alle nostre password: tra quelle più comuni ci sono i soliti “123456”, “password”, “iloveyou”, e cose simili. La classifica dei termini più gettonati rimane inalterata negli anni, e questo dato indica che non vogliamo capire il suggerimento di proteggerci. Ma… attenzione: se qualcuno riesce a stilare la classifica delle password più usate, significa che c’è un meccanismo che le vede tutte? Sì, certo, ma senza abbinarle alle singole persone. Tante volte parliamo di privacy violata e ci lamentiamo perché i nostri dati sono letti da qualche macchinario, ma non ci dovrebbe esser alcun problema: se una telecamera guarda le automobili che passano per contarle e segnalare alle autorità eventuali problemi di traffico, non viola la mia privacy.

Naturalmente, siamo coinvolti noi utenti, nel cercare di aumentare la nostra sicurezza con una password più complessa, ma anche gli strumenti a nostra disposizione devono migliorare. Ci sono anche risvolti morali da considerare, basta pensare ai commenti che sono seguiti all’iniziativa di una ditta di inserire un chip sottopelle ai suoi dipendenti, che funzionava da pass; per le nostre necessità un sistema sufficientemente sicuro è attuato da organizzazioni che inviano sul cellulare un secondo codice usa e getta da digitare per l’accesso.

E poi ci sono le persone anziane, che tengono nella medesima custodia il bancomat e il codice segreto, magari preceduto da un ipotetico prefisso telefonico, ma ritengo che un ladro non trovi difficoltà ad accedere al conto del malcapitato.

Anch’io tengo il codice segreto scritto su un foglietto assieme al bancomat, ma… con questo accorgimento che ora vi descrivo.

Ho preso un pezzo di carta a quadretti, di sei righe e sette colonne. Nelle righe dispari ho scritto, una per casella, le ventun lettere del nostro alfabeto: nella prima riga da A a G, nella terza da H a P, nella quinta da Q a Z. A questo punto ho pensato ad una parola di cinque lettere diverse, che io conosco e che nessuno si immagina. Ammettiamo che sia INTER: a questo punto sotto le lettere I, N, T, E, R, scrivo nell’ordine il mio codice segreto, e riempio le altre caselle con cifre a caso. Ovviamente se la mia squadra del cuore fosse il MILAN, farei cosa analoga con quest’altro termine.

Però non sono appassionato di calcio, ed è quindi poco probabile che sia una di queste due la mia parola magica: è un’altra che sono sicuro nessuno immagina, neppure quelli che sanno che la mia prima auto era una SIMCA, che ho frequentato il liceo DANTE, e che sono appassionato di giochi di CARTE.

Giorgio Dendi