Alla fine della fiera

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Fu un momento eccezionale. Alla scrittura della Costituzione italiana, risultato del ventennio, della guerra, e della lotta di liberazione, non erano presenti i fascisti. Quando il mio simpatico colonnello dei servizi voleva prendersela col comandante (secondo lui un iniquo democristiano), mi faceva aprire il cassetto della sua scrivania dove c’era un unico libretto. “Prendilo e aprilo” – mi diceva 

“Questa, l’avete scritta voi, io non c’ero”. Avevo vent’anni ed ero militare al distretto di Pisa: “Nemmeno io c’ero, colonnello”. “La metta a posto! Lei c’era, come c’era anche quello di sopra” – e indicava il piano dove alloggiava il suo nemico – “C’eravate tutti, ma io no!”

Quella “fondata sul lavoro” venne fuori da un compromesso tra partigiani combattenti, borghesi possidenti, e sagrestani confidenti, che svilupparono durante la sua stesura tutte le tesi e i dubbi che sono sorti negli anni successivi.

Eppure, siccome ogni volta che la destra si trova al potere propone una riforma costituzionale, parrebbe che la Carta sia stata opera della sinistra. Non pensate a quando quella specie di sinistra ha avuto al vertice spiriti liberi con la mania dei tiri birboni, pensate piuttosto che la Costituzione è stata scritta da lavoratori e da padroni, e se questi ultimi non poterono scrivere della loro Repubblica “fondata sulla proprietà”, da allora hanno fatto in modo che il lavoro fosse veicolo di schiavitù e non di riscatto.

Intanto veniamo alle riforme il cui nucleo ruota intorno a due obiettivi: sottrarre al popolo le decisioni sulla cosa pubblica; obbligare il nemico politico all’eterna opposizione. L’elezione diretta del PdR suppone che il capo dello Stato assuma la responsabilità di governo, e perda la valenza di garante della democrazia. La riforma sul premierato (o sindaco d’Italia), necessitando di una maggioranza assoluta, obbliga in caso di caduta dell’esecutivo a indire nuove elezioni. Gli argomenti a favore sono: la governabilità, e la certezza che il governo sia voluto dal popolo. Ma sono illusioni.

Senza l’istituzione del “servo mandato” e del “recall” nessuna maggioranza è al sicuro, e l’elezione diretta di così alte figure istituzionali cancella per sempre l’obbligo degli elettori di capire qualcosa di politica, passando definitivamente dalla democratura alla dittatura mediatica.

Le destre minacciano di proseguire questo nuovo pasticcio istituzionale a maggioranza o, con l’aiuto di Calenda che ha negato di votarvi assieme, addirittura con i 2/3 dell’assemblea impedendo alla gente di bocciarla. La paura del M5S generò il Rosatellum, che generò la destra al governo, che generò una riforma costituzionale da cui il popolo è stato escluso. Se non è ora il momento di prendere i forconi…

(Giuseppe Di Maio)