Tetto debito Usa: accordo a un passo

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Dopo mesi di stallo e negoziati intensi, finalmente il presidente Joe Biden e il repubblicano Kevin McCarthy, speaker della Camera dei Rappresentanti, hanno comunicato questa settimana la loro determinazione nel raggiungere un accordo per innalzare il tetto del debito del governo federale degli Stati Uniti

Attualmente, il debito raggiunge la cifra impressionante di 31.400 miliardi di dollari, e l’obiettivo principale dell’accordo è evitare il default tecnico, una situazione senza precedenti nella storia del paese. Perché questo accordo sia efficace, è necessario che venga raggiunto e approvato da entrambe le camere del Congresso prima del 1° giugno, data in cui il governo federale esaurirebbe i fondi necessari per coprire le spese.

I repubblicani, che attualmente controllano la Camera dei Rappresentanti con una maggioranza di 222-213, hanno insistito per mesi affinché i democratici accettassero tagli alla spesa all’interno del loro programma legislativo. Tuttavia, negli ultimi giorni, le due parti hanno iniziato una serie di colloqui dettagliati al fine di trovare una soluzione di compromesso.

Sembra probabile che tale compromesso comporti limiti alla spesa discrezionale, nonché l’approvazione di una legislazione per semplificare le autorizzazioni relative ai grandi progetti di investimento. Inoltre, potrebbero essere introdotti nuovi requisiti lavorativi per i programmi di sicurezza sociale. È importante notare che i programmi di assistenza sanitaria, un tema di grande importanza per il partito di Biden, non dovrebbero subire restrizioni.

La notizia dell’avvicinarsi di una soluzione sulla questione del debt ceiling, rendendo assai più improbabile uno showdown sul tema, è stata accolta con ottimismo dai mercati azionari, con i principali indici globali che si apprestano a chiudere la settimana in positivo. Salgono di circa 20 punti base i rendimenti dei Treasury, dovuti in parte al drenaggio di liquidità che causerebbe l’emissione di nuove obbligazioni per ricostituire il saldo federale in linea con le esigenze amministrative e in parte ai toni “hawkish” di alcuni presidenti Fed che hanno avvallato ulteriori rialzi dei tassi.