Di fronte all’affollamento, al traffico e al rumore che si sperimentano sui passi dolomitici, Regioni, Province e associazioni propongono soluzioni improntate al monitoraggio e alla mobilità sostenibile
Non c’è dubbio che le Dolomiti siano conosciute in tutto il mondo per la loro straordinaria bellezza. Inserite nella lista del Patrimonio Naturale dell’Umanità, si contraddistinguono per i sublimi paesaggi e per l’unicità delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche.
Le forme dure e severe delle guglie e dei campanili di pietra si alternano alla morbidezza dei fondovalle con le tinte verde smeraldo dei pascoli e delle foreste di conifere.
Lo stupore che resta negli occhi di fronte a quei paesaggi non ha eguali e continua ad incantare innumerevoli viaggiatori e turisti. Ma quello stesso stupore si perde oggi alla vista e all’ascolto di miriadi di automobili e motociclette che affollano centri e passi dolomitici. Rombi di motori, code, clacson, aree cementificate per far spazio a parcheggi, susseguirsi di automobili al centro e ai lati della strada fanno di quei paesaggi e di quella quiete un motivo di stress e turbamento.
Si puo’ dire che in certi periodi dell’anno le località ai piedi e sulle Dolomiti vadano incontro al fenomeno definito overtourism o “sovraffollamento turistico”. Secondo questa definizione: l’impatto del turismo su una destinazione influenza in modo negativo la qualità della vita dei cittadini e dell’ambiente e la qualità stessa delle esperienze dei visitatori.
Il turismo fonda la sua attrattività proprio sull’immaginazione, sull’idea che le persone si vanno della destinazione che raggiungeranno. E per quanto riguarda le Dolomiti, la fantasia ad esse associata è quella di natura e quiete. Aspettative disattese nel momento in cui l’esperienza che si vive è quella dell’imbottigliamento, del rumore e del traffico, come se si fosse nel centro di una frenetica città. Fattori di disturbo che hanno impatti negativi non solo sulla percezione dei turisti, ma sull’ambiente stesso.
La montagna è infatti casa di una grande biodiversità grazie alla presenza di spazi ad alta naturalità, ma è anche un territorio più vulnerabile di fronte ai cambiamenti climatici e più fragile per la sua morfologia votata alla verticalità. Se da una parte la montagna ha un alto rischio di deterioramento, dall’altra è però un bene comune, non esclusivo. Di fronte a questa situazione, la sfida oggi è trovare soluzioni che concilino il carattere di “patrimonio pubblico”; della montagna con la necessità di tutelarne i delicati equilibri.
Il progetto Dolomiti Low Emission Zone è una proposta che va in questa direzione. Nel Ottobre del 2022 i Ministri delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, Enrico Giovannini, e dell’Innovazione Tecnologica eTransizione Digitale, Vittorio Colao, hanno firmato un protocollo d’intesa con le Province Autonome di Bolzano e Trento, la provincia di Belluno e la Regione Veneto per monitorare e regolare il traffico e ridurre l’inquinamento sulle montagne patrimonio dell’Unesco.
Il progetto prevede l’istituzione di un comitato tecnico che dovrà raccogliere i dati relativi al traffico di automobili, individuare misure per facilitare la mobilità sostenibile e promuovere l’integrazione della mobilità privata e pubblica con gli impianti di risalita esistenti.
Nel dettaglio il progetto si articola in sei azioni: regolamentazione del traffico con sistema digitale; creazione e digitalizzazione di aree di parcheggio di interscambio; rafforzamento del trasporto pubblico locale; incentivazione degli impianti di risalita; incentivazione della mobilità attiva; miglioramento della qualità della vita e dell’esperienza turistica. Dolomiti Low Emission Zone vuole rappresentare uno strumento nuovo e innovativo per attivare una strategia di mobilità sostenibile”.
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