GOLDEN POWER: DOPO LE GOMME, IL GOVERNO MELONI SIGILLA L’ALLUMINIO CONTRO LE MIRE CINESI

0
26

L’Esecutivo di destra centro conferma, in tal modo, la linea di indirizzo ribadita in più occasioni sia dalla Premier, sia dal Ministro delle Imprese e dello sviluppo economico on. Adolfo Urso: no alla posa di veti assoluti, anche al fine di non scoraggiare investimenti esteri favorevoli al mantenimento di una sostanziale italianità, sì invece alla fissazione di prescrizioni cogenti che assicurino la tutela di marchi e brevetti, la gestione vigile di dati e informazioni sensibili, la difesa degli stabilimenti presenti nel nostro Paese e il mantenimento e consolidamento dei livelli di occupazione preesistenti all’arrivo dei nuovi investitori

In tale ottica si è mosso palazzo Chigi nel caso della Slim Allumimium, Spa attiva nel settore della trasformazione di alluminio secondo modalità ecosostenibili, con base produttiva vicino a Roma, un numero di addetti intorno alle 400 unità di assunti e un fatturato vicino ai 330 milioni di euro.

La vicenda della Slim è la cartina di tornasole degli errori commessi nel corso degli anni Novanta del secolo scorso a seguito di una troppo impetuosa e poco meditata stagione di privatizzazioni tradottasi nel disimpegno delle partecipazioni statali, il cui valore essenziale viene adesso recuperato dalla politica e dai tecnici dei governi più recenti, in forza della consapevolezza del rischio di perdere il controllo di elementi e fasi centrali di filiere e distretti nostrani.

In altri termini, ci stiamo riscoprendo un po’ più francesi, essendo Parigi uno Stato sì mercatista ma con un ruolo di indirizzo politico amministrativo in mano pubblica che permette di massimizzare gli investimenti in patria e di scongiurare delocalizzazioni speculative senza per ciò sacrificare i requisiti di competitività globale e di efficienza organizzativa e delle linee di produzione.

La Spa Slim vanta una anzianità operativa di 59 anni, nascendo dalla partnership tra la società pubblica Alumetal e il gruppo Reynolds, che ne acquista il controllo totale nel 1986 salvo poi venire inglobato prima dai tedeschi e poi dai norvegesi, i quali ultimi nel 2016 rivendono la quota al fondo Quantum Capital partners di Monaco di Baviera, dal cui quartier generale è venuta la decisione di cedere la totalità del controllo del capitale sociale ai cinesi della provincia dello Jiangsu. Qui ha sede la città di Zhenjiang dove è situata la sopravvenuta proprietà aziendale.

Un passaggio che ha indotto il Governo Italiano a intervenire con un provvedimento prescrittivo applicativo della legge sulla Golden Power, destinata a essere ulteriormente rafforzata dalle previsioni del disegno di legge del ministro Urso in tema di tutela e promozione/diffusione del made in Italy.

La Cina, in effetti, sul piano quantitativo e massivo si caratterizza per essere il primo produttore mondiale di alluminio, e il Governo di Pechino sta dimostrando un accentuato e crescente interesse nei confronti delle metodologie sostenibili per produrlo, al fine di poter continuare a esportare i relativi manufatti, e per questo dal Paese del Dragone si guarda all’esperienza dell’Italia e alla sua leadership in fatto di metodologie, ricerche e tecnologie e sistemi green.

L’esercizio della Golden Power, così come la considerazione di un più incisivo ruolo di Cassa depositi e prestiti come azionista rappresentativo della componente pubblica e dei legittimi interessi nazionali, è pertanto finalizzato non a ristabilire le fasi più problematiche del dirigismo pubblico, bensì a garantire in ogni momento la tracciabilità e la trasparenza degli assetti proprietari, non di rado resi ogni volta più intricati da un susseguirsi di trasferimenti di quote e di pacchetti azionari e dal subentro di fondi di investimento – non sempre “pazienti” – tali da mettere a rischio la tenuta e la continuità di aziende e stabilimenti rappresentativi di segmenti e fasi nodali del made in Italy.

La precedente vicenda delle cyber gomme di Pirelli – e dell’utilizzo che potrebbe essere fatto dall’azionista maggioritario cinese della gloriosa fabbrica milanese di pneumatici – ne è un chiaro esempio, nonché la dimostrazione della funzione che il Governo di palazzo Chigi ha deciso di riservare a sé in situazioni simili, nell’attuale ordinamento e in quello ancora più efficace che scaturirà dalle normative legislative di prossima approvazione parlamentare, basate su ampliamento di Golden Power e creazione di un fondo sovrano con effetto di leva finanziaria rispetto ai conferimenti per un miliardo totale di risorse iniziali.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI