C’è una sola, unica e vera vittima della democrazia italiana: il cittadino italiano. Che viene bastonato da tutte le parti (Stato) tosato come una pecora (Fisco) senza peraltro reagire in alcun modo, per cui si potrebbe dire che ha ciò che si merita
La premier Giorgia Meloni, definendo le tasse “pizzo di Stato”, ha avuto la sfacciataggine di spiegarci che in sostanza lo Stato è una mafia, di cui lei è evidentemente il capo, ma che a questa mafia dobbiamo pagare le tasse. Tanto varrebbe pagare le tasse alla mafia propriamente detta, che in cambio di una filiazione volontaria (mentre quella allo Stato è obbligatoria) offre protezione e lavoro.
Lo Stato, attraverso marchingegni giuridici fumosi ben architettati, offre protezione solo a ‘lorsignori’: per gli altri c’è il bastone della pula e della magistratura. Offre la gola al lupo di chi si fa pecora. Un certo Matteo Renzi, che aveva fatto cadere un governo senza alcuna motivazione plausibile, durante l’interregno fra un governo e l’altro si permetteva di sorvolare continenti e mari per andare a ricevere laute ricompense dal principe saudita Bin Salman e per andare a vedere una corsa automobilistica, mentre la vittima, il cittadino italiano, non doveva fare più di duecento passi fuori da casa sua.
Uno schiaffo in piena regola che dichiarava apertis verbis quello che sappiamo tutti: che nel nostro Paese ci sono cittadini italiani di serie A e di serie B. A questo punto sarebbe difficile rimproverare ai cittadini italiani di serie B e anche C e D (perché le vittime sono suddivise in varie sottoclassi) se prendessero un bastone e si appostassero attorno a Palazzo Chigi o a qualche abitazione privata. Lo si può volere, ma non lo si può fare perché lo Stato ha il monopolio della violenza.
Ma verrà pur un giorno, come dice De André rifacendosi alla Apocalisse di Giovanni, in cui “i muti canteranno e taceranno i noiosi”, in cui, fuor di metafora, verrà un Qualcuno, un Qualcosa, un Demone, una Apocalisse che metterà fine a questo “osceno gioco”.
MASSIMO FINI


