Marco Travaglio: “Non mi sono mai fatto una canna”

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Non mi sono mai fatto una canna perché quando me ne hanno fatta provare una non ho sentito niente, per cui mi è sembrata un inutile spreco

Con questa confessione Marco Travaglio ha fatto gongolare la platea proibizionista dei baby Meloni, i militanti di Gioventù nazionale riuniti in questo fine settimana al laghetto dell’Eur di Roma per la quattro giorni di Fenix – Lo chiamano futuro. Travaglio era uno dei pochi ospiti esterni a Fratelli di Italia e al centrodestra in calendario nella kermesse dei giovani meloniani, e si è confrontato venerdì 30 giugno in un faccia a faccia con il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove.

Pur non avendo suscitato fischi né contestazioni (anzi, qualche sorriso) nemmeno quando ha definito «schiforma» quella di Carlo Nordio sulla giustizia, Travaglio sulla giustizia e i magistrati ha giocato con tutta evidenza fuori casa, anche più di quel che avrebbe immaginato lui stesso con la destra italiana che della legalità ha sempre fatto un a bandiera.

Il direttore de il Fatto Quotidiano ha provato ad accarezzare la pancia del pubblico, quando provocato da Delmastro Delle Vedove ha provato a difendere il suo magistrato “amico” Piercamillo Davigo: «Guardate che è un magistrato di destra, e nel 1994 ad offrirgli l’incarico da ministro della Giustizia fu proprio Ignazio La Russa…». Ma è scivolata via: i baby Meloni di quell’epoca hanno certo come bandiera Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma di Mani pulite e Davigo sanno ben poco.