FRANCIA, IL MITO DELLA GRANDEUR CROLLATO DI FRONTE AL NEOREALISMO BRUCIANTE DI WELFARE E BANLIEUE

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C’era una volta la Grandeur, il mito della Francia aristocratica anche se repubblicana, fondamentalmente elitaria dai bistrot Senna fino ai jet set della Costa Azzurra; con qualche punta di rudezza popolana ma pur sempre romantica, sullo stile dei banditi gentiluomini che facevano capolino a Marsiglia

Letteratura, forse; leggende metropolitane da cinematografia antologica. La realtà oggi dominante è quella dei ceti popolari e medi e delle crescenti minoranze etniche e religiose che occupano le piazze dei salotti per difendere il sistema pensionistico retributivo piuttosto che per emancipare le banlieue, ovvero i sobborghi eredità inevitabile del post colonialismo e della dominazione parigina nei confronti di intere regioni di area vasta del continente africano. Un “macro cosmo” di dieci milioni di persone di cui oltre la metà senza collegamenti adeguati con i centri urbani, senza idonee coperture di welfare, senza misure effettive di inclusione scolastica o lavorativa.

Cosicché, può accadere che a bordo di una Mercedes, alla periferia di Nanterre, un diciassettenne di origine algerina di nome Nahel si trovi al volante di una Mercedes e venga raggiunto mortalmente dal proiettile sparato da un agente di polizia, adesso agli arresti con l’accusa di omicidio e con la promessa, da parte del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, che giustizia sarà fatta a favore della memoria e della famiglia del minore ucciso.

Le più recenti dichiarazioni del Presidente Macron, rieletto al vertice dell’Eliseo appena un anno fa per il proprio secondo mandato diretto consecutivo alla guida della Francia, sono l’indicatore della circostanza che qualcosa di sostanziale è cambiato, o quanto meno sta cambiando nell’approccio delle Istituzioni nei confronti della galassia sociale dei sobborghi, emblema di un modello di integrazione che da sempre la politica nazionale di Parigi ha cercato di perseguire con metodi coattivi e secondo i criteri propri dell’annessione di stampo coloniale.

Che un simile modello integrazionista fosse ormai datato e inadatto, fucina di vecchie e nuove emarginazioni e marginalità, era del resto evidente fin dagli inizi degli anni Duemila, cioè dai tempi della mai rimpianta presidenza Sarkozy che con metodi polizieschi cercò di fare fronte nel 2005 alla prima vera grande rivolta delle periferie, esplosione di problemi latenti già nei decenni precedenti, tanto che è datato 1995 il profetico film d’Oltralpe non a caso intitolato “L’odio”.

Quanto sta succedendo però in questi giorni, tra uffici pubblici presi d’assalto e negozi di marca infranti e svaligiati, è un bagno di realtà che forse nessun regista neorealista francese avrebbe potuto immaginare con estensioni e contorni così incontrollati. Una circostanza del quale, a differenza del suo predecessore, sembra essere perfettamente consapevole lo stesso Macron, quando questi ha annunciato provvedimenti esemplari contro il poliziotto accusato della morte di Nahel e, nello stesso tempo, ha rinunciato a proclamare lo stato di emergenza immediato, circostanza che avrebbe provocato una definitiva ingovernabilità dei disordini sociali.

Dal bilancio degli arresti fin qui eseguiti, a opera delle decine di migliaia di uomini delle forze dell’ordine schierati da nord a sud, da Parigi a Lione a Marsiglia, si possono ricavare degli indizi su quello che sta accadendo: i fermi di polizia, oltre 1300 a oggi, hanno riguardato quasi esclusivamente giovani e giovanissimi, minorenni e neo maggiorenni, interconnessi fra di loro attraverso le più moderne e veloci piattaforme social; ragazzi che provengono anche da quartieri diversi dalle banlieue in senso stretto, e che di conseguenza potrebbero preludere a future mobilitazioni non più ghettizzate ma di carattere generazionale ed estensivo. Per intenderci: dalle pensioni ai sobborghi in un unico nesso causale.

Prova ne sia che il Professor Melenchon, a capo del grande movimento di sinistra che ha cannibalizzato da posizioni progressiste gli ormai irrilevanti socialisti dell’ex Presidente Hollande, ha colto l’occasione per farsi subito portavoce del movimento delle banlieue, marcando una netta cesura rispetto al socialismo istituzionale viceversa accomunato al gollismo da atteggiamenti repressivi.

Parigi, che nel prossimo anno ospiterà i giochi olimpici, proprio in prossimità della linea di confine urbano, si ritrova pertanto accostata alle crudezze di una città come Marsiglia, dove i Clan di filmica memoria hanno da molto tempo, e per ragioni non solo anagrafiche, ceduto il passo al più temuto “narco banditismo”, molto meno avvezzo alla diplomazia e al romanticismo e molto più capillare per capacità di raccogliere seguaci nelle periferie afro e islamiche.

Purtuttavia, se la capitale francese brucia, la vicina Italia non gode di clima mite: proprio in regioni come il Piemonte e in città come Torino, si moltiplicano infatti i casi di bande giovanili multietniche provenienti dai quartieri di barriera, con caratteristiche tristemente molto simili a quelle dei loro coetanei d’Oltralpe.

Il Presidente Macron, nelle scorse ore, ha lanciato un appello alla responsabilizzazione dei genitori e a limitazioni nell’uso indiscriminato dei social e web media. In uno con la promessa di istituzioni più inclusive per prevenire e più severe per punire sbagli e abusi anche tra i pubblici ufficiali. Sarà questa la via maestra per impedire la fine di un sempre più boccheggiante e assediato modello euro occidentale che un tempo era vanto e invidia per altri?

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI