La Premier all’assemblea degli imprenditori aderenti a Confindustria di Regione Lombardia: “Il ruolo della fabbrica resta assolutamente centrale nella riconferma dell’eccellenza innovativa del made in Italy nel mondo”
Giorgia Meloni ha centrato l’obiettivo di scaldare i cuori degli imprenditori e dei capitani d’industria che trainano l’economia italiana dal quartier generale di Milano, non di rado compensando i gap che provengono da Regioni non solo del sud ma anche del centro nord.
La presidente del Consiglio dei Ministri era molto attesa come principale ospite e relatrice istituzionale d’eccezione all’assemblea generale della potente Assolombarda, la federazione confindustriale che costituisce un fiore all’occhiello nazionale ed europeo per quota apportata su valore aggiunto, produzione manifatturiera e occupazione.
Tutti capitoli che hanno qualificato l’intervento della Prima Ministra la quale ha colto l’occasione per fornire una serie di risposte a distanza ai propri detrattori e critici. A partire, non a caso, dallo stato di avanzamento del Pnrr e delle rate in attesa di essere portate all’incasso nel bilancio dell’erario: “Conseguiremo quei fondi a ogni costo, mettendo a terra i progetti necessari nei vari ambiti settoriali oggetto dei piani di riforma”, ha puntualizzato Giorgia Meloni, ribadendo quanto già esternato a consuntivo della più recente riunione del Consiglio europeo riunitosi a Bruxelles nella scorsa settimana. Mentre sulla terza rata il negoziato sarebbe in atto con modalità di confronto costruttivo con la Commissione UE e con il commissario Paolo Gentiloni – al fine di colmare i capitoli più carenti come quello sulle residenze universitarie contro il rincaro degli affitti – sulla quarta rata il lavoro è appena iniziato e proseguirà con le stesse modalità concertative a livello istituzionale tra Roma e Bruxelles.
Al fine di non disperdere un solo euro nell’ambito degli stanziamenti assegnati all’Italia, il Governo concorderà con le direzioni comunitarie competenti quali capitoli e quali voci d’intervento possano essere allocati in maniera armonica nella programmazione ordinaria dei fondi di coesione facenti parte della programmazione 2021-2027, così da poter ritagliare un anno in più ai fini del compiuto completamento e perfezionamento delle procedure esecutive dei lavori previsti.
Giorgia Meloni è inoltre stata rigorosa sulla tenuta del punto relativo al costo del lavoro e al suo contenimento strutturale, senza prestare il fianco alla discussione in atto sulle proposte di legge in tema di fissazione del salario minimo da parte delle opposizioni: l’obiettivo è quello di consolidare il cammino di abbattimento del cuneo fiscale e di renderlo stabile e certo nel tempo, sia per le buste paga dei lavoratori dipendenti che per i conti economici delle aziende datrici di lavoro, affinché il potere d’acquisto dei redditi possa tornare a crescere e risalire senza cedere alla tentazione delle spinte inflattive, che in Italia sono oramai più basse che in Germania.
La nostra Presidente del Consiglio, di fronte a un attento parterre di Assolombarda, ha infine riaffermato la funzione assolutamente centrale della fabbrica come luogo non più ideologizzato, in senso marxista piuttosto che fordista, bensì piuttosto come sede e cuore della ricerca applicata e dell’innovazione di processo e di prodotto. Missione di palazzo Chigi non è più solo quella di spuntare le migliori variazioni in aumento del prodotto interno lordo, ma di fare in modo che le stesse dipendano sempre di più dall’andamento favorevole della produzione industriale interna e delle esportazioni made in Italy nel Mondo.
“Occorre abbandonare la tendenza a un certo disfattismo, e pensare alle straordinarie capacità di ripresa che da sempre qualificano e caratterizzano la nostra economia manifatturiera”, ha esortato Giorgia Meloni, utilizzando la metafora della nave Italia in grado di fronteggiare anche le onde più alte e più ostili. Comprese quelle provenienti da Bruxelles e consistenti in direttive europee non sempre allineate ai nostri interessi nazionali in campo produttivo: “In nome di una astratta e semplicistica transizione ecologica, non possiamo smantellare un sistema industriale come quello italiano che ha sempre dato prova di resilienza e di capacità di adeguamento alle sfide dell’ambiente e della salute. La sostenibilità verde deve procedere di pari passo con quella economica e sociale, altrimenti rischia di diventare controproducente e di portare alla deindustrializzazione”.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI



