Altro che decollo della stagione turistica: sabato scorso il turismo è rimasto a terra assieme agli aerei mai partiti dagli aeroporti italiani per effetto dello sciopero che ha causato la cancellazione di oltre mille voli tenendo decine di migliaia di passeggeri e famiglie ostaggio delle agitazioni sindacali e del caldo afoso nelle proprie case o, per i temerari, negli scali trasformati – per fortuna solo in casi circoscritti – in saune collettive improprie
Un problema enorme soprattutto per bambini e anziani, e un danno d’immagine molto pesante per un settore economico determinante per le sorti del prodotto interno lordo del nostro Paese.
Tanto che le associazioni di consumatori hanno stilato qualche conto, quantificando in parecchi milioni di euro il danno patito da alberghi, pubblici esercizi e località di villeggiatura che avrebbero dovuto rappresentare le destinazioni degli aspiranti viaggiatori; ciò oltre alle ripercussioni sulle attività commerciali all’interno degli aeroporti colpiti dallo sciopero indetto dai sindacati rappresentativi delle categorie che lavorano negli scali sulla base di contratti nazionali di lavoro scaduti da 6 anni e in attesa di rinnovo.
Una vicenda che ha portato a uno scontro fra consumatori e lavoratori (del segmento aeroportuale) che potrebbe assumere la forma delle carte bollate, in base all’annuncio di alcune associazioni di tutela di utenti di attivare l’iniziativa di un centinaio di Procure della Repubblica in tutta Italia per contestare il reato di interruzione di pubblico servizio.
Autentiche grane sotto l’ombrellone, in questo caso sotto il sole cocente di Roma, per il Vicepremier e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il leader leghista Matteo Salvini: se più di un mese fa, a questi era riuscito il tentativo di rinviare uno sciopero che era stato indetto in allora, ma che ragioni di opportunità connesse alla tragedia alluvionale dell’Emilia Romagna avevano portato a rinviare, sabato scorso egli non ha potuto fare assolutamente nulla per scongiurare la ecatombe dei voli e il carosello delle immagini – devastanti per la reputazione turistica dell’Italia – delle moltitudini di famiglie rimaste a casa o in alcuni casi asserragliate nelle sale d’attesa di Linate, Malpensa, Fiumicino, Bergamo e Caselle trasformati in deserti commerciali.
Non è andata meglio sul fronte dei trasporti terrestri, anch’essi finiti “a terra” in forza di un altro sciopero che era stato proclamato per lo scorso venerdì dalle organizzazioni sindacali dei ferrovieri che chiedevano maggiori riconoscimenti nei confronti di una professione da riconoscere a tutti gli effetti come usurante: va da sé che, in questo secondo caso, il Vicepremier e titolare del dicastero dei trasporti è riuscito, con lo strumento normativo della precettazione, a contenere le agitazioni limitandone la portata oraria, ma questo non è bastato a circoscrivere i disagi per i viaggiatori e pendolari.
Le due situazioni, pur riguardando ambiti diversi della mobilità delle persone, ma sempre più in interrelazione fra di loro nel segno degli spostamenti sostenibili, sono la cartina di tornasole di problemi lasciati a lungo irrisolti, fra contratti collettivi mai più rinnovati, condizioni di lavoro rese impervie dalla mancanza di turn over e inflazione alle stelle a fronte di salari bloccati da anni soprattutto negli aeroporti dove molte attività sono state ormai da tempo terziarizzate.
Il Ministro Salvini ha pertanto deciso di convocare, presso il proprio ministero, una serie di tavoli sindacali a oltranza a fini preventivi, con l’obiettivo di evitare per il futuro il riproporsi di scene come quelle dello scorso weekend, incompatibili con le caratteristiche di un Paese civile e che voglia trarre dal turismo una fonte decisiva di sostentamento.
C’è da aggiungere che sul versante del servizio aereo, i punti da affrontare sono tutti altamente spinosi: dopo lo scoppio della prima ondata pandemica, molte compagnie avevano ridimensionato voli e piante organiche, riducendo il personale e l’intensità dei collegamenti aerei; a seguito della dichiarazione di fine emergenza covid, per la gran parte di questi vettori, in particolare low cost, si è posto un problema di ripristino dei precedenti livelli occupazionali e delle preesistenti dotazioni dei mezzi di volo, dal che si è scatenata la tempesta perfetta di ritardi, disagi e cancellazioni che si verificano pure in giorni non di sciopero. Né risultano più essere sufficienti i regolamenti dell’Unione Europea posti a tutela dei diritti di chi si sposta sulle “autostrade dei cieli”.



