IN SENATO APPRODA LA DELEGA FISCALE, MA TUTTI TACCIONO SULLE GANASCE VELOCI AI CONTI CORRENTI

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Ma da palazzo Chigi assicurano: la norma non consentirà prelievi forzosi ma solo pignoramenti più mirati e selettivi e non “al buio” come fin qui è avvenuto

Il vice ministro alle finanze Maurizio Leo, di Fratelli d’Italia, manda in soffitta la proposta, solo verbale, dell’alleato leghista Matteo Salvini sulla pace fiscale tombale fino a 30.000 euro unitari di pendenze erariali: si andrà avanti con le rottamazioni, uno strumento che ogni volta riscuote ampie adesioni nell’immediato salvo poi rivelarsi poco risolutivo poiché incapace di risolvere alla radice le crisi di liquidità dei contribuenti inadempienti incolpevoli in buona fede.

La strada, a meno che Matteo Renzi non decida veramente di presentare un emendamento di cancellazione della norma sul pignoramento automatizzato dei conti correnti, sembra dunque oramai tracciata, e per ventidue milioni di contribuenti, in pratica la quasi totalità delle famiglie del nostro Paese, si preparano le ganasce fiscali ai rapporti finanziari detenuti presso banche e poste: non che oggi non siano già previste, poiché furono i governi di Berlusconi e di Renzi a istituire l’accertamento esecutivo e ad accorpare le Entrate alla Riscossione velocizzando così le azioni aggressive contro gli stock patrimoniali, reddituali e tracciabili bancariamente dei cittadini e degli imprenditori.

Semplicemente, Giorgia Meloni si accinge ad assestare il colpo di grazia stabilendo, ora come principio e criterio direttivo e fra un anno come norma di dettaglio all’interno di un apposito decreto delegato non più soggetto a intervento parlamentare, un continuo aggiornamento e scambio di informazioni, oggi soltanto annuale, fra gli istituti di credito, o postali, e le banche dati degli uffici delle Entrate.

In ogni caso, l’approvazione ultima del disegno di legge delega di riordino complessivo dell’ordinamento tributario, è destinata a slittare a dopo la pausa di Ferragosto, poiché mai come in questo frangente stanno emergendo le contraddizioni dentro la coalizione di governo, timorosa di contravvenire agli auspici dei ceti medi a cui aveva promesso un fisco più amico e meno aggressivo, e il dualismo netto fra centrodestra e opposizioni variamente di centro e di sinistra.

Sebbene quindi ieri il vice ministro Leo si sia ben guardato dell’entrare nel merito di un capitolo tanto controverso e imbarazzante per FdI, Lega e forza Italia – limitandosi a precisare che in futuro i pignoramenti saranno semmai eseguiti in maniera mirata e non più “al buio” come oggi – lo stesso numero due del dicastero di Via XX settembre ha teso idealmente una mano al proprio elettorato assicurando che non vi sarà alcun intervento di tipo impositivo sul Catasto, ma che lo stesso verrà adeguato unicamente per ottimizzare le attività di censimento immobiliare e di ricognizione degli immobili fantasma, senza pertanto nessun proposito di provocare rivalutazioni nelle basi imponibili dei fabbricati residenziali o aziendali; parimenti, il Governo non ha in animo di incidere sulle successioni e sulle donazioni, né di penalizzare quelle rendite finanziarie corrispondenti a piani di investimento monetario dei risparmiatori, soprattutto bancari e postali, nei titoli fiduciari dello Stato e nelle imprese che si quotano sul mercato dei capitali dell’Italia tramite i PIR, i fondi pensione e le società di intermediazione mobiliare o di gestione del risparmio.

Un’ulteriore novità molto attesa, e promessa a più riprese in campagna elettorale, è quella finalizzata a consentire alle piccole imprese e ai lavoratori autonomi di accedere a una sorta di interpello fiscale, una possibilità finora riservata solo alle compagnie e ai gruppi più grandi, in pratica alle multinazionali.

Si tratterebbe, nella denominazione tecnica scelta da palazzo Chigi, di un concordato preventivo biennale che, grazie al tempestivo incrocio delle informazioni automatiche sul contribuente interessato, permette di verificarne la buona fede e la fedeltà tributaria e di ammettere di conseguenza lo stesso a un regime impositivo agevolato e stabile che, per i primi due anni appunto, ne esclude l’assoggettamento a controlli o blitz da parte delle Entrate.

Nella delega fiscale, infine, dovrebbe entrare anche il tanto sbandierato federalismo, che si arricchirà inevitabilmente di un capitolo, quello sul livello istituzionale amministrativo delle Province, a seguito della scelta del Governo Meloni Calderoli di reintrodurre l’elezione diretta del presidente e del consiglio di tale ente intermedio fra i comuni e la Regione: le ipotesi di lavoro prevedono l’attivazione di un tributo ad hoc per il finanziamento delle funzioni fondamentali assegnate all’amministrazione provinciale, dall’edilizia scolastica alla viabilità ai centri per l’impiego, e una contestuale compartecipazione al gettito di un importante cespite erariale dello Stato centrale, o Irpef o Iva, al fine di non tartassare eccessivamente i cittadini con la mannaia delle addizionali.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI