EMERGENZA CLIMA E MOBILITÀ AEREA, E SE CUNEO LEVALDIGI ANDASSE IN SOCCORSO DEI LOMBARDI?

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Mentre il Senato ha respinto oggi, a maggioranza assoluta, la mozione tutta politica di sfiducia individuale contro la Ministra al turismo Daniela Santanchè da Cuneo, in merito alle vicende del gruppo editoriale Visibilia che a quest’ultima faceva capo prima del giuramento ministeriale, interroghiamoci sul motivo per cui la delegazione piemontese e cuneese del Governo Meloni – di cui la parlamentare in questione è uno dei riferimenti – non riesca a togliere la regione subalpina e la provincia Granda dall’impasse infrastrutturale pluridecennale. Perché non ci può essere turismo vero, stabile e destagionalizzato senza interconnessioni rapide, sicure ed economicamente accessibili

In Piemonte manca praticamente tutto dal punto di vista della mobilità di larga gittata e anche interna e frontaliera: il Tenda bis e l’autostrada Asti – Cuneo sono sempre, da molte epoche ormai, prossimi a “imminenti completamenti” che slittano ogni volta puntualmente in avanti “a data da stabilirsi”; l’alta velocità ferroviaria Torino – Lione si conferma più che mai un punto interrogativo che ha portato una vallata intera in assetto da guerra civile contro le istituzioni romane ed europee; le superstrade e i valichi di collegamento tra Liguria e Alessandrino impongono la procedura del commissariamento straordinario con la speranza che la burocrazia ordinaria dei veti, delle coperture mancanti e delle firme non apposte ceda il passo.

E poi ci sono i due aeroporti, che dovrebbero essere tre se si comprendesse in tale novero anche Biella, e che vent’anni fa furono oggetto di una specifica legge regionale (giunta Ghigo tra Forza Italia, Lega e Alleanza nazionale oggi FdI) per lo sviluppo di un sistema aeroportuale integrato sul modello lombardo, e più recentemente si quello calabrese dal momento che gli scali della Regione di punta del nostro Stivale sono in piena fase espansiva.
Norma, quella sul settore aeroportuale nostrano, mai seriamente attuata, quasi in una sorta di mistica e conclamata rassegnazione di fronte al potenziale fagocitante della vicina Lombardia.

Purtuttavia, esiste sempre un però. Abbiamo assistito in questi giorni, in maniera fondatamente sgomenta, alle immagini degli eventi naturali calamitosi culminati in tornadi, raffiche di vento e abnormi chicchi di grandine, uno dei quali si è abbattuto sul muso di un aereo in servizio a Milano Malpensa e in volo verso gli Stati Uniti d’America.

La condizione meteo e climatica della Regione che con Torino e Genova formava il triangolo industriale del primo miracolo economico, oggi è tale da imporre una visione non più meramente campanilistica delle politiche e strategie di area vasta e vastissima in tema di mobilità nazionale e internazionale sulle vie del cielo per business piuttosto che per tempo libero e turismo.

Ci ricordiamo tutti quelli che era diventato quasi un luogo comune secondo il quale, quando scendeva la nebbia a Caselle torinese, entrava in funzione Levaldigi facendosi carico dei voli aerei deviati da Torino per ragioni di sicurezza e di agibilità.

Lo scalo aeroportuale della provincia di Cuneo, clamorosamente tenuto fuori dal Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, dal punto di vista tecnico si contraddistingue per essere, a oggi e ancora per molto tempo, la sola infrastruttura compiuta di tutto il territorio della Granda.
Il problema è che sul piano viario circostante è profondamente isolato, pur trovandosi al centro del territorio provinciale, a ridosso del nuovo polo logistico di Lannutti e del grande scalo ferroviario interregionale di Fossano, e pur collocandosi nel territorio di Savigliano sede dello stabilimento Alstom ferroviaria.

Dunque sarebbero stati e tutt’ora sarebbero sufficienti dei minimi accorgimenti al fine di raccordare in maniera sistemica l’aeroporto di Levaldigi alle altre connessioni intermodali tutt’intorno: per esempio, e questo fu il risultato di uno studio condotto anni fa da chi scrive, si potrebbe riattivare la oramai dismessa stazione FS del piccolo Comune di Genola, posto a metà strada fra Savigliano e Fossano, realizzando una piccola bretella ferroviaria a doppio binario, uno per senso direzionale, in modo da connettere l’aeroporto cuneese al sistema ferroviario interregionale e nazionale, e ciò potrebbe essere realizzato attraverso una intesa con la stessa Alstom ferroviaria e con il gruppo FS.

Un intervento che sarebbe compatibile con i principi di transizione ecologica e industriale alla base dello stesso Pnrr, e che porterebbe il Piemonte a disporre a di un’offerta di servizi per la mobilità aerea in pieno competitiva con quelli lombardi, se si considera che nei prossimi mesi dovrebbe entrare in funzione l’estensione del servizio ferroviario metropolitano da Alba e Bra fino direttamente alla stazione dell’aeroporto di Caselle, senza più scambi intermedi e assai scomodi fra gomma e rotaia.

In più, secondo la mappatura stilata dal CNR, il consiglio nazionale delle ricerche, la maggior parte dell’area cuneese si presenta a basso rischio ciclonico, quindi l’opzione del potenziamento di Levaldigi andrebbe oltre i dogmi del campanilismo per sposare le istanze del pragmatismo su ampia scala e assegnare a questa parte del Piemonte e del Nord Ovest un ruolo di centralità per quello che riguarda la continuità di tutta una serie di opportunità di mobilità nazionale ed estera in ingresso e in uscita.

Dal punto di vista dei tempi amministrativi, sarebbe ancora possibile fare rientrare Levaldigi nel Pnrr e farne un attore infrastrutturale e logistico di primo piano e fortemente redditizio per l’economia di tutto il Nord Ovest grazie alle semplici integrazioni prima richiamate.

Certamente è fondamentale che l’attuale ceto parlamentare e governativo faccia valere la propria provenienza geografica non soltanto con delle bandierine da piantare alla Camera o al Senato, ma soprattutto con il valore innovativo delle proposte. Per esempio, in attesa del raddoppio della galleria del Tenda, i collegamenti di Cuneo con l’Oltralpe potrebbero venire dall’istituzione di un volo per Nizza Costa Azzurra. E gli esempi si potrebbero moltiplicare.

Basta che smettano di moltiplicarsi le attese.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI