A seguito del Consiglio dei Ministri di questo lunedì appena trascorso, il titolare del dicastero dell’industria e del made in Italy, l’onorevole Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, ha comunicato alla stampa che una disposizione specifica, contenuta nel decreto Omnibus di agosto denominato “Assets e investimenti”, estende da cinque a dieci anni il periodo di tempo entro il quale un’azienda beneficiaria di aiuti pubblici, nel caso in cui decida di delocalizzare dall’Italia, sarà tenuta alla restituzione degli incentivi corrispondenti all’attività oggetto di cessazione e dismissione nel nostro Paese
Si tratta di una norma che rafforza quelle già vigenti nell’ordinamento statale e in alcuni ordinamenti regionali volte a scoraggiare le condotte di quegli imprenditori che, una volta conseguiti e messi a frutto sostegni pubblici, in forma di erogazioni finanziarie o di incentivi fiscali equivalenti a minori introiti nei bilanci delle competenti amministrazioni istituzionali, centrali o locali, scelgono di trasferire altrove, su mercati esteri, la totalità o una parte significativa delle attività in precedenza beneficiata.
L’intervento legislativo si è reso necessario per mettere fine al rischio di pratiche speculative, nella consapevolezza di come un lasso di tempo inizialmente fissato in cinque anni non fosse sufficiente al fine di tutelare le risorse assegnate dai bilanci pubblici agli investitori privati, mentre un decennio costituisce viceversa un arco temporale più ragionevole per il completo ammortamento delle attività economiche aziendali a beneficio dei territori e delle comunità di insediamento.
La misura assunta nel decreto Assets rappresenta uno strumento speculare ai piani di incentivazione che il Governo Meloni si appresta a formalizzare nell’attuazione della delega fiscale, per esempio con il maxi sconto sull’imposta societaria Ires nei confronti delle imprese che investano e assumano stabilmente, ovvero che sta già anticipando attraverso una serie di decretazioni in tema di industria 4.0 e di transizione 5.0 che rafforzano i crediti d’imposta.
Se da una parte l’esecutivo di Giorgia Meloni sta lavorando per trattenere gli investitori nel Belpaese, dall’altro a languire sono i nuovi investimenti in arrivo. A partire da quelli connessi alla filiera dall’auto, ambito quest’ultimo totalmente dipendente dalle volontà e dagli umori del gruppo Stellantis ex Fiat, oramai accasato legalmente oltralpe in Francia, e della famiglia Agnelli Elkann assieme all’amministratore delegato Carlos Tavares.
Va ricordato infatti che obiettivo del ministro Urso era quello di concludere entro la fine dello scorso luglio, e quindi entro il corrente mese di agosto, un memorandum con i vertici della fu casa automobilistica torinese per riportare a un milione netto il numero di autoveicoli a uso civile e familiare annualmente fabbricati negli stabilimenti italiani, da Torino Mirafiori a Melfi in Basilicata.
Di questi, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha espresso l’auspicio, sufficientemente imperativo, che un quinto venga prodotto nei siti del territorio subalpino che corrispondono alle unità e ai reparti manifatturieri della prima capitale d’Italia, Torino.
Lo stallo procrastinato nel confronto fra palazzo Chigi e Stellantis è sintomatico della circostanza che la partita si sta giocando tutta sul versante degli incentivi che lo Stato centrale e le Regioni competenti siano disposti a mettere a disposizione del CEO Tavares in un mix tra contributi economici, fiscalità, semplificazione normativa e abbattimento dei costi logistici ed energetici.
È presumibile che le trattative riprenderanno da settembre, e che l’accordo potrà essere siglato, se tutto andrà bene, soltanto alla fine dell’anno, quando cioè saranno chiari gli interventi racchiusi prima nella nota di aggiornamento al def, il documento di economia e finanza, poi nella legge di stabilità e di bilancio valevole per il 2024, importantissimo anno elettorale da cui dipenderanno la prosecuzione e la continuità dell’esperienza del Governo scaturito dal voto democratico del 25 settembre 2022.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




