Sostenibilità. Regioni e comuni contro i tagli al PNRR

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Ecco le reazioni della Conferenza delle Regioni e Associazione Nazionale Comuni Italiani al taglio da 16 miliardi alle misure del PNRR

Il 2 agosto scorso la Conferenza delle regioni ha ufficializzato la presa di posizione contro i tagli da 16 miliardi di euro annunciati durante la Cabina di Regia sul PNRR dello scorso 27 luglio dal Ministro dell’interno Piantedosi. Il governo ha infatti riscritto il piano, modificando 144 misure su 349 per permettere al PNRR di marciare più velocemente e centrare gli obiettivi. I tagli hanno riguardato risorse per l’efficientamento energetico, la mitigazione del rischio idrogeologico ed il Potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali della comunità.

“Le Regioni sono pronte a collaborare per il processo di rimodulazione del PNRR”, ha dichiarato Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, smorzando i toni dei governatori delle regioni.

“Lo riteniamo fondamentale per il successo degli interventi che dovranno concludersi rispettando il termine del 2026 al fine di garantire la piena attuazione del piano”, ha concluso Fedriga. “Occorre, per questo, rafforzare i meccanismi di raccordo e il supporto con le Amministrazioni regionali e le Province autonome, soprattutto in relazione alle questioni tecniche, di attuazione e monitoraggio, in considerazione della definizione di misure correttive necessarie al superamento delle criticità o propedeutiche alla formulazione di proposte di aggiornamento o modifica del PNRR, anche attraverso la costituzione di una specifica Cabina di regia.”

Colpiti anche altri settori, tra cui la transizione a idrogeno in settori più inquinanti e difficili da riconvertire (i cosiddetti hard-to-abate, che ha perso un miliardo di euro) e la promozione di impianti innovativi (incluso offshore) che ha perso invece 675 milioni.

Attraverso il definanziamento sono stati però i comuni a perdere maggiori risorse. 13 miliardi di euro, fondi del PNRR che dovevano essere in buona parte destinati alla mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. In particolare, di questi 13 miliardi, 6 riguardavano gli interventi di resilienza ed efficienza energetica (inclusi 110 milioni per il verde urbano fondamentale per combattere le ondate di calore), 3,3 erano per le misure di rigenerazione urbana (per combattere emarginazione e degrado sociale), 2,5 per piani urbani integrati, oltre alle già citate spese di riduzione del rischio e adattamento.

In tutta risposta il presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) e sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha scritto al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi chiedendo un incontro urgente sulla decisione della Cabina di Regia sul Pnrr dello scorso 27 luglio. “Le preoccupazioni dei sindaci – scrive Decaro – riguardano la scelta in sé e le possibili conseguenze in termini di continuità degli interventi finanziati che sono in pieno svolgimento, nonché le implicazioni derivanti dalla fuoriuscita di questi Programmi dal Pnrr. Ritengo, pertanto, urgente conoscere le azioni che Lei intende mettere in campo o che ha già attivato per garantire continuità e certezze, alla luce delle obbligazioni ed impegni già assunti giuridicamente nei confronti di terzi, dai Comuni e dalle Città metropolitane”. ”

Sembrano essere salvi invece i finanziamenti per le misure al dissesto idrogeologico. “Non ci sarà nessuna perdita di risorse finanziare da destinare agli interventi di dissesto idrogeologico, che continuano la loro piena attuazione. L’elenco dei progetti in essere, selezionati con le Amministrazioni regionali, risulta pari a 638 interventi per oltre un miliardo di euro, di cui poco più della metà derivanti da Fondi Sviluppo e Coesione”. Lo ha detto il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, nel corso del “question time” alla Camera.

“Il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, il cui decreto finale di VAS è già stato firmato e trasmesso al Ministero della Cultura – ha aggiunto Pichetto – potrà contare su queste risorse e su ulteriori linee di finanziamento specifico”. È centrale, spiega il Ministro, “il tema della governance e della capacità di spesa”, ricordando che una specifica riforma del PNRR è “finalizzata a superare le carenze esistenti a livello di governance dei rischi idrogeologici, semplificando le procedure attuative e rafforzando il coordinamento tra i livelli di governo”. Sulla base del “primo test applicativo del nuovo quadro regolatorio” in occasione della programmazione 2022 delle risorse, ha aggiunto Pichetto, “valuteremo tutte le soluzioni che possano migliorare la governance e il coordinamento tra i vari soggetti attuatori”.