L’inflazione negli Stati Uniti è calata ma al 3,3% resta “troppo alta” e la Federal Reserve è determinata a riportarla al 2, che “è e resta il suo obiettivo”
Al direttorio della banca centrale Usa “siamo preparati a alzare i tassi di interesse ancora, se appropriato, e a mantenerli a livelli restrittivi finché saremo fiduciosi” che è orientata tornare al target. E’ il messaggio che il presidente dell’istituzione monetaria, Jerome Powell, ha voluto lanciare fin dalle prime battute del suo atteso intervento al simposio di Jackson Hole, nel Wyoming.
Powell ha scherzato sul fatto che allo stesso evento dello scorso anno il suo discorso era stato piuttosto “breve e diretto”. “Quest’anno – ha detto – le mie dichiarazioni saranno un po’ più lunghe, ma il messaggio è lo stesso: il lavoro della Fed è riportare l’inflazione al nostro obiettivo del 2%”.
Ha però anche temperato queste affermazioni apparentemente da “falco”, rivendicando che dati i passi già compiuti, in particolare in termini di rialzo dei tassi “alle prossime riunioni saremo nella posizione di procedere con cautela”.
Secondo il banchiere centrale “ci si può attendere che raggiungere in maniera sostenuta l’obiettivo del 2% di inflazione richieda un certo periodo di crescita economica sotto le medie e storiche, così come una qualche moderazione delle condizioni del mercato del lavoro”. Tuttavia “siamo attenti ai segni che l’economia potrebbe non rallentare come prevediamo”. E in particolare i recenti dati sulle spese comuni per consumi si sono rivelati “robusti”.
L’inflazione al 2% “è e resterà il nostro obiettivo”, ha poi chiarito Powell. “Siamo impegnati a raggiungere e mantenere una linea monetaria che sia sufficientemente restrittiva per riportare l’inflazione a quel livello nel corso del tempo. Ovviamente – ha riconosciuto – è impegnativo”.
Wall Street ha reagito a questi propositi virando a leggeri ribassi, mentre il dollaro è scattato al rialzo risalendo ai massimi da oltre due mesi, con l’euro sotto quota 1,08 sul biglietto verde.



