Tajani in Cina, in ballo il memorandum sulla Nuova via della seta: “Non ha portato i risultati sperati”

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La Nuova via della seta non ha portato i risultati che ci attendevamo. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani al Forum Ambrosetti di Cernobbio

Tajani ha ricordato i dati delle esportazioni italiane verso Pechino nel 2022, pari a “16,5 miliardi di euro” contrapposti ai “23 miliardi della Francia e ai 107 miliardi della Germania”. Serve che il Parlamento faccia “una valutazione se rinnovare o meno la nostra partecipazione al progetto”, ha aggiunto.

Il titolare della Farnesina è in partenza per Pechino dove domani inizierà una missione che si concluderà martedì 5 settembre e che giunge in un momento particolarmente delicato nelle relazioni tra Italia e Cina. Tajani dovrà gettare le basi per la futura visita a Pechino del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione della quale Roma potrebbe comunicare ufficialmente la decisione di non rinnovare il memorandum sulla Nuova via della seta (Belt and road initiative, Bri) sottoscritto nel marzo del 2019, quando alla guida del governo in Italia c’era Giuseppe Conte.

I vertici del Partito comunista cinese, comunque, non sembrano aver rinunciato alla possibilità di convincere l’Italia a ripensarci. La visita di Tajani è stata preceduta da una serie di editoriali del “Global Times”, organo di stampa del partito in lingua inglese, tesi a evidenziare come per Roma uscire dalla Nuova via della seta sarebbe un errore.

Nel commentare l’imminente arrivo di Tajani, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha parlato della visita come di “un’opportunità per consolidare la fiducia politica reciproca, approfondire la cooperazione e il coordinamento multilaterale, e rispondere insieme alle problematiche globali”. “Negli ultimi anni – ha osservato Wang – la cooperazione e gli scambi tra i due Paesi hanno continuato ad approfondirsi e le relazioni bilaterali hanno mostrato uno slancio positivo verso lo sviluppo”.