Il collegamento rotabile fra Durazzo, aeroporto Rinas e Tirana città ha già raggiunto un livello di avanzamento oltre il 45 per cento, e i lavori saranno conclusi e consegnati nella previsione del 2024
La raffigurazione dei rapporti fra Roma e Tirana, nell’estate appena trascorsa, risiede tutta nelle immagini che ritraggono la nostra Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sorridente nella residenza governativa marittima del suo collega e omologo dell’Albania Edi Rama. L’occasione della trasferta d’oltre Adriatico della Premier italiana è derivata dal periodo di relativa pausa svolto da quest’ultima in Puglia, la Regione che nel 2024 ospiterà il summit del G7, la riunione delle sette potenze più industrializzate del globo di cui avremo la presidenza di turno.
Un luogo simbolo per molti aspetti, in primis per la fisicità geografica della location che indica come un ulteriore rafforzamento delle Nazioni leader storiche nei campi economici sia possibile puntando sul potenziale, già oggi reale, delle aree regionali di prossimità. Le quali non si pongono unicamente come mercati di destinazione commerciale o di espansione manifatturiera integrativa o supplementare, ma contestualmente formano centri di interesse sociale e culturale emersi appunto nella bella stagione segnata, oltre che da un cambiamento climatico, che va affrontato con risorse congiunte, da un mutamento del clima nei rapporti statuali, fra persone e comunità nel loro complesso.
L’episodio aneddotico di Giorgia Meloni che, appena giunta in Albania, provvede con fondi propri personali a che la nostra Ambasciata paghi materialmente il conto lasciato insoluto da alcuni nostri connazionali in un noto ristorante di Berat, nella parte meridionale del Paese balcanico qualificata da siti Unesco e ampie ricchezze naturali e paesaggistiche, indica nel suo simbolismo come l’Italia intende proporsi nella partnership con i propri ritrovati vicini di casa: sviluppando cioè, da un lato, autonome iniziative negli ambiti delle politiche e strategie di investimento nella dimensione macroregionale ed esercitando, d’altra parte, un ruolo di volta in volta più incisivo nell’accompagnamento del cammino di integrazione europea della penisola balcanica come fattore irrinunciabile di stabilizzazione verso l’alto dei requisiti di sicurezza e di autosufficienza del vecchio Continente nella sua accezione cartografica più vasta e oltre gli angusti e anacronistici confini amministrativi dell’attuale UE.
I cambiamenti che il Primo Ministro Edi Rama, in carica dal 2013 e oggi numero due del Partito socialista europeo, ha apportato alla propria compagine governativa, nella prima settimana di settembre, vanno appunto intesi sia come volontà di accelerare l’attuazione del programma ministeriale nella seconda parte della legislatura in corso – che nell’ordinamento elettorale albanese ha carattere quadriennale e scadrà nel 2025 -, sia come consolidamento di una visione euro atlantica in grado di guardare a Oriente e al Medio e Sud Est attraverso una forte diplomazia economica e culturale fondata sulle comuni radici illiriche e indo europee.
Tutte tendenze che si trovano riassunte nel bilancio della stagione turistica tuttora in corso e che ha incassato con sincera sportività il plauso dello stesso Governo Meloni: nel proprio intervento all’assemblea generale plenaria del Partito socialista d’Albania, nella quale sono stati annunciati i riassetti governativi, il Premier Rama ha spiegato che la proiezione a tutto dicembre 2023 indica un saldo annuale finale di dieci milioni di visitatori tra arrivi e presenze – un record senza eguali per una Nazione la cui estensione di superficie è pari a un decimo di quella italiana -, il che corrisponde a un tasso di crescita del settore del turismo terzo al mondo per valore e a un moltiplicatore dei passeggeri aeroportuali primo in Europa per variazione netta. Oggi l’aeroporto di Tirana Rinas – intitolato alla Santa sociale di origini albanesi Madre Teresa – gestisce tra partenze e arrivi duecento voli al giorno, senza considerare l’accresciuto traffico marittimo via mare dei traghetti che solcano l’Adriatico da Ancona, Bari e Brindisi per giungere, sempre con il tutto esaurito dei posti disponibili, a Durazzo e a Valona: due città emblematiche di quella che Rama ha definito “Albania 2030” per ribadire il traguardo temporale del soddisfacimento dei requisiti normativi e di mercato prescritti per l’adesione piena alla UE e più in generale per il compiuto ingresso del Paese nel club delle Nazioni più rapidamente modernizzate.
Durazzo, seconda municipalità dopo la capitale Tirana per demografia e contributo alla formazione del prodotto interno, vedrà lo sdoppiamento del porto in un dock ricettivo e terziario residenziale modello “Marina yachting”, affidato agli Emirati Arabi Uniti, e in un secondo approdo, su progetto olandese nell’odierno porto Romano, dedicato all’accoglienza doganale e alla movimentazione e lavorazione logistica e industriale delle merci e dei prodotti intermedi e finali destinati ai fabbisogni interni dell’Albania e alle esportazioni verso USA, UE, resto dei Balcani e Oriente. Il porto Romano farà parte a propria volta del corridoio continentale numero 8, di collegamento fra Italia e Mar Nero, rilanciato a inizio estate dal nostro Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani nel vertice interministeriale convocato a Brindisi, attraverso una diramazione ad hoc della nuova ferrovia fra Durazzo, aeroporto Rinas e Tirana i cui lavori, cofinanziati dalle Banche pubbliche europee di ricostruzione e sviluppo, sono stati affidati alla compagnia piemontese Inc e, giunti attualmente a uno stato di avanzamento in piena sicurezza del 45 per cento, si concluderanno nel corso del 2024, per innestarsi lungo la futura strada ferrata che condurrà alla capitale kosovara Pristina.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




