Tassi in rialzo nella prima settimana di settembre sui titoli di Stato italiani con spread in leggero allargamento. I rendimenti del titolo decennale continuano a rimanere in un’ampia fascia di oscillazione tra il 4% e il 4.40%, decisamente volatili nel breve periodo, ma in un’ottica di più ampio respiro, tutto sommato stabili
Le recenti tensioni politiche legate alla rimodulazione del PNRR hanno fatto allargare di qualche basis point lo spread che chiude la settimana sopra 1.70 dopo aver iniziato il mese in area 1.65. A ben vedere è la stabilità che ha contraddistinto fino ad ora il profilo di rischio rendimento dei titoli di Stato italiani, supportati da fondamentali migliori delle aspettative e posizionamento scarico. Per quanto riguarda il primo fattore, da segnalare la tenuta dell’economia italiana decisamente più forte dei partner europei (Germania in primis, in forte crisi a causa dei legami interrotti con la Russia e della crisi cinese) e l’azione economica del Governo che, a livello di conti pubblici, è proseguita nel solco del Governo precedente.
Ma il vero fattore supportivo del debito pubblico è dato dal posizionamento degli investitori: sono ormai lontani i tempi in cui gli investitori esteri erano tra i maggiori detentori di BTP, causandone, nel bene o nel male, anche ampia volatilità delle quotazioni. Ad oggi le autorità di politica monetaria detengono circa un quarto del debito pubblico, le banche e le assicurazioni italiane la fanno, come sempre da padrone, e l’investitore estero ha lasciato il campo a quello domestico.
A ben vedere questa rimodulazione di chi detiene il debito pubblico sembra essere uno degli obiettivi del Ministero delle Finanze che, con l’introduzione di strumenti dedicati espressamente al pubblico retail italiano, sta favorendo la stabilità nel tempo dello stesso debito. Btp Italia, Btp Futura, e in ultima istanza anche il Btp Valore sono titoli che essendo dedicati quasi esclusivamente all’investitore retail, finiscono per essere detenuti fino a scadenza (e qui i vari premi fedeltà sono un grosso incentivo), limitandone il profilo di volatilità delle quotazioni.
Le nuove prossime emissioni continueranno a percorrere questa strada legata alla stabilizzazione dei detentori, strategia che ha premiato fino ad ora il Btp, ma che non deve essere sfidata da una politica economica che non cerchi di risanare i conti pubblici che continuano a rimanere quelli di uno Stato fortemente indebitato.
Quadro decisamente migliore negli USA, dove, a fronte di un rallentamento a luglio nei servizi, si registra una crescita del PIL per il secondo trimestre decisamente superiore alle attese, attraverso il contributo di consumi e investimenti (non residenziali), tanto da far scongiurare il rischio di una recessione o addirittura ipotizzare uno scenario di soft landing, rendendo potenzialmente più aggressiva la Fed.



